Si sa che la chitarra è lo strumento più venduto in assoluto, e sopratutto la chitarra acustica è il segmento che più ha dimostrato di tenere il mercato in numero di vendite e appassionati. Questa forse è la ragione per cui i festival di chitarra da aprile a settembre ‘fioriscono’ sempre più numerosi. Ma forse anche questo è il motivo per cui un festival di musica intesa in senso generico, che a il suo interno ha visto personaggi come Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, gli Stadio e Mauro Pagani, ha deciso di dedicare una parte delle propria rassegna proprio alla chitarra acustica e ci abbia contattato per avere un supporto in questa ‘scellerata’ decisione.
A essere ben precisi la cosa è iniziata qualche anno fa. Franco Benni mi telefona, si presenta e mi parla di una manifestazione musicale, Imola in musica, che viene organizzata ogni anno a giugno. Tre giorni intensissimi con sei piazze allestite contemporaneamente, mercatini e musicisti di strada distribuiti per tutta la città. Sembra una cosa molto interessante. Franco mi dice anche che da qualche tempo molti gli chiedono di dedicare uno spazio alla chitarra acustica, e visto che fingerpicking.net è un sito dedicato proprio a questo strumento ha pensato di contattarmi per avere qualche suggerimento. Iniziamo il nostro dialogo, ma subito lo interrompiamo: i tempi sono troppo brevi per mettere su una cosa del genere, impegnativa ma soprattutto ‘a rischio’ per l’organizzazione, che non è convinta del fatto che cedere una delle piazze dedicate all’evento a una giornata esclusivamente acustica sia una buona idea; forse sarebbe troppo ‘osare’ per il numero esiguo di appassionati rispetto agli altri generi.
Ci teniamo comunque in contatto, siamo convinti che prima o poi riusciremo a mettere in piedi la cosa.
Quest’anno Franco mi contatta con giusto anticipo, si ripresenta con lo stesso entusiasmo, ma con i medesimi timori. Si può fare, ma bisogna stare attenti a non creare un evento troppo noioso, che allontani il pubblico il quanle – passando di lì – si soffermi incuriosito. La paura che un concerto di sola chitarra acustica con un solo chitarrista possa annoiare, è grande… e a mio parere, ahimè, anche un po’ giustificata. Oltrettutto, nella piazza centrale, contemporaneamente suoneranno gli Stadio per festeggiare il loro trentennale. Se date anche un occhiata alle foto del loro sito (www.imolainmusica.it) vi accorgerete di cosa sto parlando e perché sia fondata la preoccupazione. Un pubblico così eterogeneo sarà capace di apprezzare una musica così di ‘nicchia’? Questa era la domanda e questa è stata la sfida.
L’idea: uno spettacolo che inizi con un lungo Open Mic, per far salire sul palco – come sempre – i veri ‘protagonisti’ della nostra musica, quegli appassionati che acquistano le lezioni, i libri, spendono il loro tempo e sognano l’occasione per esibirsi in pubblico (questa è una parte della nostra missione che non tralasceremo mai), e prosegua fino alla mezzanotte con brevi concerti di mezz’ora l’uno. Totale: quattordici diversi musicisti sul palco, con storie, musiche e stili diversi tra loro. Idea accettata, si parte.
Giro di telefonate tra amici: come sempre raccolgo subito adesioni e consensi per cui lo spettacolo si può fare.
Si arriva ad Imola a più riprese, ma alle 17 siamo già tutti sotto al palco. L’organizzazione ci ha riservato uno spazio ‘importante’, un palco grande, una buona amplificazione e un eccellente supporto ‘logistico’ per tutti i musicisti; non meno importante ed apprezzato da tutti, un buffet dietro al palco riservato agli ‘artisti’.
Open Mic di Riccardo Rosini, Alessandro Esposito, Alessandro Ambrosini e poi Leonardo Baldassarri, Liliac con Esther Oluloro alla voce e Giulia Zanni alla chitarra, Christian Zezza, Erika Gobbi, Lorenzo Favero, Luca Francioso, Daniele Bazzani, Stefano Barbati, Reno Brandoni, Giovanni Pelosi.
La giornata è iniziata bene: sin dal pomeriggio, durante l’Open Mic, il pubblico si è avvicinato curioso e interessato. Poi è stato un crescendo, complice la bravura dei chitarristi, la varietà delle atmosfere, la qualità dei suoni curati dalla Lombardi Amplificazioni (che ha fatto un lavoro eccellente dando a ogni chitarrista la giusta qualità e potenza di suono… e non era facile senza soundcheck), ma sopratutto grazie alla bellezza del luogo e alla grande qualità organizzativa. Tanta gente, un traffico di persone esaltante, musica in ogni dove, folla e suoni che si rincorrevano l’un l’altro senza mai accavallarsi. E la paura di essere travolti dal suono degli altri palchi è subito svanita: la qualità di tutto ha permesso a ogni piazza di essere ‘in mezzo’, ma ben distinta.
Dopo sei ore di concerto, pensavamo che il pubblico fosse stanco. E invece, a sorpresa, dall’organizzazione stessa viene la richiesta di un bis: tutti insieme sul palco quindi per la ormai storica “Mississipi blues”. E mentre Giovanni Pelosi spegneva le ultime note di “Birdland”, tutti noi lo abbiamo circondato per coinvolgerlo in quest’ultima session. Anche qui, ennesimo complimento alla Lombardi, che in maniera del tutto inaspettata ha dovuto gestire il suono di quelle chitarre tutte in una volta.
Così la ‘paura’ di Imola in musica si è trasformata in un bel ricordo, con l’eccitazione e la gioia negli occhi di tutti i musicisti, che si sono sentiti protagonisti di una memorabile serata. Adesso rimane solo la speranza di ricevere il prossimo anno una nuova telefonata, che inizi con: «Ciao, sono Franco da Imola…»