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La chitarra acustica baritona

Da qualche anno ormai, nel mondo della chitarra acustica è sempre più presente un ‘nuovo’ strumento:  la chitarra acustica baritona. Non proprio nuovo, forse, se pensiamo per esempio alla chitarra acustica baritona sarda, strumento popolare diffuso già nella prima metà del ’900 e utilizzato principalmente come strumento di accompagnamento e supporto armonico al canto, spesso in coppia con la fisarmonica: uno strumento simile a quello ‘moderno’ per alcune caratteristiche tecniche come il diapason e l’accordatura utilizzata, ma diverso nella sonorità e nell’utilizzo, in quanto la chitarra baritona attuale si è sviluppata soprattutto per un uso solistico, fingerstyle  e flatpicking, uno strumento più versatile con possibilità espressive più ampie.

Una Italian Guitars baritona del liutaio Aldo Illotta

È facile allora ipotizzare che lo strumento moderno sia nato da un’evoluzione parallela ma indipendente rispetto allo strumento della tradizione italiana, un’elaborazione quindi di quella che possiamo tramadol chiamare chitarra acustica ‘tradizionale americana’.  Oggi diversi costruttori, piccoli artigiani ma anche importanti aziende, propongono vari modelli di baritona, spesso diversi tra loro quasi a rimarcare la caratteristica propria della chitarra acustica, ovvero la non conformità ad un unico progetto. Ma se possiamo parlare di Dreadnought, OM, 000, Jumbo come di varianti sonore di un unico strumento, con definiti canoni estetici e costruttivi, parlare di baritona è forse parlare di un’altra cosa.

Tecnicamente e costruttivamente la caratteristica principale differente è proprio il diapason maggiorato, che può variare dai 680 mm ai 730 mm, con le solite eccezioni del caso. L’utilizzo di una scala così lunga, unitamente a quello di corde con diametri proporzionalmente maggiori, permette allo strumento di essere accordato più in basso rispetto alla chitarra tradizionale. In particolare l’accordatura più utilizzata è quella in Si, cioè una quarta sotto (prendendo come riferimento il Mi dell’accordatura standard), mantenendo gli stessi intervalli della tradizionale. Ma, proprio come la chitarra acustica normale, è spesso utilizzata con le più svariate accordature alternative.

Proprio chi utilizza particolari accordature su una baritona sa bene che è di fondamentale importanza la scelta della scalatura delle corde: le tensioni in gioco sono differenti e gli spessori andranno ben calibrati in base alle soggettive necessità. Di base possiamo dire che le scalature più utilizzate partono con una prima corda .015/.016 per arrivare alla sesta con spessori intorno ai .065/.070. Interessante notare come la seconda corda (il Fa diesis per intenderci) possa essere liscia o di tipo wound, ‘avvolta’ (solitamente .022w), con una sostanziale differenza timbrica. Personalmente trovo più equilibrato e definito il suono della corda avvolta, più omogeneo e meno slabbrato, soprattutto se si utilizzano accordature aperte che ne allentano la tensione.

Allo scopo di migliorare il bilanciamento timbrico, soprattutto tra corde avvolte e lisce, sono nate chitarre con tastiere radiali, con diapason differenti, maggiorati sui bassi e minori sui cantini: una soluzione che sembra realmente proporre una valida alternativa e che, provata, sembra un passo avanti nella soluzione di questo problema.

Una Italian Guitars baritona con tastiera radiale

La forma  dello strumento, in generale, ricalca le dimensioni dei modelli Auditorium o Small Jumbo, taglie che permettono un buon equilibrio sonoro e la giusta profondità. Per il musicista è fondamentale scegliere strumenti con una timbrica definita: l’attacco della nota deve essere preciso così come la tecnica di chi sta suonando.

La baritona gabapentin (for sleeping) genera una sonorità che porta spesso ad un approccio differente, a volte minimalista, dove ogni nota, soprattutto le basse, hanno bisogno di spazio per poter vibrare, e parliamo di ‘spazio armonico’, per non andare a sovrapporsi ad altre creando confusione timbrica e armonica. Una chitarra che può realmente portare un musicista ad esplorare nuovi percorsi musicali, o più semplicemente a rivedere e riproporre la propria musica in chiave differente. La troveremo allora particolarmente efficace sia nel ricreare riff e groove tipici del basso funky, ma anche nel proporre delicati arrangiamenti e armonie fingerstyle. Perfetta anche utilizzata nel flatpicking solistico, rivela il suo – forse – unico limite nello ‘strumming’, dove richiede una maggiore attenzione nella scelta e quantità di note suonate.

Per ora mi fermo qui, più avanti approfondiremo sia alcuni aspetti tecnici costruttivi, sia esempi musicali che ci permetteranno di conoscere meglio questa chitarra. A presto!

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