venerdì, 13 Settembre , 2024
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San Teodoro

Lettera (in accordatura) aperta al Direttore

Caro Direttore mi permetta questo sfogo: in questa era elettrica ed elettronica è veramente un piacere parlare di “acustica” e immediatamente mi compaiono davanti agli occhi le pale silenziose e rassicuranti delle turbine per convertire l’energia cinetica del vento in altre forme, contrapposte all’incombere minaccioso delle centrali nucleari…la chitarra acustica non inquina, non ha rumori di fondo, non ha bisogno di cavi, pedali, pile, altoparlanti (tutto questo è ovviamente falso perché la tecnologia ha invaso anche la chitarra acustica…).
Nonostante la sua passione nel disboscare gli alberi più rari e preziosi la chitarra acustica ama l’ambiente, è indispensabile nei falò e non crea rumori molesti (a patto che non sia una 12 corde e che a suonarla, alle 4 di mattina, non sia Bennato).
Ho sempre amato la chitarra acustica sin da quando non esisteva nel nostro paese e dove comparivano strane “conversioni” di chitarre classiche con le corde di metallo ma i miei idoli d’oltremanica o d’oltre oceano suonavano dei meravigliosi esemplari di questa chitarra che da noi era vista un po’ come l’Ufo di Roswell…insomma quando poi la nostrana Eko si decise a costruire qualche acustica (oltre alla 12 corde di Bennato) potete immaginare la gioia del sottoscritto nell’imbracciare finalmente una chitarra “folk” (così venivano chiamate all’epoca…non a caso la Yahama continua a siglare i suoi modelli acustici con FG, ovvero Folk Guitar), arpeggiare (con uno sweep ante-litteram) “La Casa Del Sole” che immediatamente diventava grande come un palazzo, un grattacielo…
Con la chitarra elettrica aspetti il momento del solo come un falco sulla preda e sei quindi nervoso, attento, preoccupato e non ti godi nulla mentre con la chitarra acustica puoi rilassarti e vedere scorrere davanti a te tutta la canzone…ma volete mettere il gusto sopraffino con cui Lennon guidava il quartetto di Liverpool a bordo della sua sferragliante J-160 E mentre Harrison aspettava di infilare qualche riff e qualche assoletto? Harrison imparò molto bene la lezione e quando propose la sua hit (rubacchiata) “My Sweet Lord” affidò l’incipit ad una potente acustica in stile Lennon.
Bob Dylan e il suo plettraggio scarno ma imprescindibile, Donovan che insegnò il fingerpicking ai Beatles, Paul Simon che a stento era più alto della sua chitarra ma che ci regalava tessiture geniali, James Taylor che scolpiva nella roccia l’intro di “You’ve Got A Friend”, Crosby, Stills, Nash & Young che viaggiavano veloci su una strada a quattro corsie e gli Eagles che ci regalavano un puro distillato di cow-boys attorno al fuoco di un bivacco o reduci da una sbornia di Tequila al confine con il Messico…tutto questo era ed è impagabile.
Poi un giorno, mentre John Fahey raccontava (inascoltato) agli americani quali fossero le loro tradizioni musicali, un certo Leo Kottke inserì il turbo alla sua 12 corde e qualche tempo dopo un visionario che rispondeva al nome di Michael Hedges lasciò il mondo a bocca aperta ma con le orecchie colme di emozioni.
Nuove strade erano state tracciate e noi con i nostri skateboard immaginari a lanciarci giù per le suddette strade tentando di mettere in pratica i nuovi “trucchi” spesso contraddistinti da rovinose cadute (di stile).
Un giorno poi è spuntato all’orizzonte del deserto australiano il Crocodile Dundee (alias Tommy Emmanuel) della chitarra acustica per mostrare a tutto il mondo il lavoro inestimabile del grande e indimenticato Chet Atkins testimoniando, ancora una volta, che bastano sei corde e una cassa acustica per intrattenere il pubblico (che poi Tommy lo inchiodi alla sedia è un altro discorso!).
Caro Direttore (se casomai ne esistesse uno…) questo non è un articolo tecnico ma solamente una testimonianza di fede e militanza acustica per congratularmi dell’iniziativa “fingerpicking.net” che mi riempie il cuore di gioia e che riscatta tutti quegli anni passati a sferragliare sulle mie “scatole” acustiche alla ricerca di qualcosa che assomigliasse a quello che sentivo uscire dal mio giradischi.
Non so se sono riuscito mai ad avvicinarmi anche lontanamente a quelle meravigliose sonorità ma so di certo che non mi è mai passata la voglia e questo è un augurio che faccio a tutti!

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