Oh mio Dio!
Per un occhio allenato, riconoscere al volo i possessori di una chitarra realizzata da James Goodall non è difficile. Basta saper individuare l’espressione sorniona e soddisfatta, il sorrisetto beato e l’atteggiamento un po’ distaccato con cui valutano gli altri strumenti. E, in effetti i lavori del liutaio americano, che di recente ha lasciato le Hawaii per tornare in Continente, a Fort Bragg in California, sono delle piccole opere d’arte. La sua produzione, circa trecento esemplari l’anno, si articola su due serie: la Traditional, che replica i modelli Martin pre-war, e una di progettazione originale con cinque shape del corpo differenti. Si parte dalla Parlor 12 Fret per arrivare alla Jumbo, a crescere in ordine di dimensione. La chitarra ricevuta in prova è una Grand Concert, la seconda secondo questa scala di classificazione. Uno strumento quindi, almeno sulla carta, decisamente votato al fingerstyle.
Le dimensioni della chitarra sono molto vicine a quelle di una OM, leggermente più piccola ma con la stessa profondità. I materiali utilizzati sono di livello eccellente: la tavola armonica è in abete Engelmann Master Grade, così chiaro che si fa fatica a individuare la giunzione delle due sezioni a libro; fasce e fondo sono realizzate in ebano Macassar, con una marezzatura spettacolare. Le giunzioni sono ornate da un binding in acero fiammato su piano e fondo, da un bordo bianco sulle fasce. Ponte e tastiera, in match, sono in ebano, con alcune venature che richiamano il Macassar del fondo. La rosetta alla buca, molto semplice, è un doppio filetto con un elegante intarsio in abalone. Il battipenna c’è ma non si vede, nel senso che è trasparente, e non si sarebbe potuto fare altrimenti con questi legni. Il manico, con 21 tasti perfettamente posati e intonati, è in mogano come la paletta che monta meccaniche Gotoh 510 Super Machine Head cromate, con la palettina in ebano. I segnatasti sono a fiocco di neve in abalone. Come di consuetudine per Goodall, la headstock è impiallacciata in accordo con la cassa, con il logo alato intarsiato in madreperla. In tanta bellezza e armonia di forme e materiali, questo è l’unico elemento che stona un po’: sembra grezzo, appena sbozzato. Il sospetto che si tratti di una scelta precisa per restituire lo strumento alla sua dimensione ‘artigianale’ è forte.
Ficcando il naso dentro la cassa si percepisce immediatamente il profumo delle essenze e non si può far a meno di notare, oltre al tradizionale cartiglio con i dati del costruttore, la presenza di una seconda etichetta posizionata sul tacco del manico, che riassume i materiali utilizzati per la costruzione. Molto interessante, comodo e sensato in caso di diversi passaggi di mano dello strumento… anche se una situazione del genere non pare un’eventualità così probabile. La pulizia, comunque, regna sovrana: niene sbaffi di colla in eccesso, con incastri netti e precisi, privi di schegge.
Una volta imbracciata – e sarebbe anche ora – la GC risulta perfettamente bilanciata, al punto di stare su da sola, senza l’ausilio delle braccia. La sezione del manico è a C tonda, e riempie la mano al punto giusto. Il set up non è da corsa, ma sicuramente valorizza la resa dello strumento. Che è, obbiettivamente, impressionante. L’attacco è pronto e veloce, il sustain lungo e corposo, arricchito da un bel riverbero naturale. La gamma sonora espressa è completa e bilanciata, senza buchi o eccessi in nessun punto della curva. Il tono è ricco, complesso e articolato, ma sempre senza esagerare. Overtone e armoniche non prevaricano mai la fondamentale, lasciando ben netta la distinzione tra le note. Proprio per questa caratteristica è la chitarra perfetta per il fingerstyle. I cantini, in particolare, rotondi e asciutti, permettono di valorizzare la melodia senza nessuna fatica. Ma hanno fatto bene a metterci anche il battipenna, perché anche con il plettro ha il suo perché. Non è da trascurare per uno strumming leggero in accompagnamento al canto. Proprio come una OM, cui fa riferimento, è una chitarra piacevolmente versatile, pur avendo carattere da vendere. Certo, se si vuol fare a ‘cannonate bluegrass’, meglio rivolgersi a una delle sorelle maggiori.
Nel complesso si tratta di uno strumento di valore assoluto, con un suono molto moderno ed efficace, versatile e a suo agio anche in tecnica mista dita/plettro. Certo, la qualità di questo livello si paga, e non poco. Ma, a parte il sorrisetto beato che ci si stampa sul viso, seguito da un’immancabile «Oh mio Dio!», merita di essere provata, soprattutto da chi è alla ricerca di una ipotetica chitarra definitiva. Potrebbe essere un buon punto di partenza, visto poi che il buon James è disposizione per realizzare personalizzazioni di qualsiasi tipo.
Mario Giovannini
SCHEDA TECNICA
Goodall Grand Concert
Tipo: chitarra acustica
Costruzione: Stati Uniti
Importatore: Daniele Cabibbe, Milano, tel./fax 02 4814508, www.danielecabibbe.com, sassopazzo@alice.it
Prezzo: 7.275,00 euro
Top e catene: abete Engelmann Master Grade
Fasce e fondo: ebano Macassar
Manico: mogano
Tastiera: ebano
Ponte: ebano Macassar
Battipenna: trasparente
Binding: acero fiammato
Meccaniche: Gotoh 510 Super Machine Head con palettina in ebano
Larghezza al capotasto: 45 mm
Larghezza al ponte: 58 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 21