«Si sentiva la folla che chiamava a gran voce, mentre lui era in camerino a suonare la chitarra acustica per me».
(Kristen Nefer, amica di Hendrix, 1970)
Come può un mito della chitarra elettrica e del rock rumoroso incontrare i gusti di noi amanti di sonorità acustiche? Semplice: basta andare oltre le apparenze.
Jimi Hendrix è senza dubbio il chitarrista innovatore, virtuoso e sperimentatore, divoratore di Stratocaster e stupratore di Marshall che siamo abituati a vedere. Ma si è sempre considerato poco il fatto che sia anche uno dei più grandi compositori di popular music del XX secolo. Da questo punto di vista l’ottica potrebbe cambiare e, anche se non immaginiamo un Jimi con gli occhiali, in abiti sobri, seduto al piano che scrive le sue musiche su ordinati fogli pentagrammati, potremmo almeno considerare il suo materiale musicale da un punto di vista compositivo e meno ‘performativo’. Se facessimo questo piccolo sforzo si aprirebbe un mondo fatto di armonie, ritmi e melodie del tutto originali e innovativi, figli sì della tradizione afroamericana, ma assolutamente oltre i soliti schemi. Una musica universale, quindi, che travalica i confini della chitarra elettrica per abbracciare ambiti ben più ampi.
In questo senso prendere in mano il nostro strumento acustico e provare a tirare fuori la musica del nostro eroe, può risultare un’operazione molto stimolante. La chitarra acustica ci permette di ‘spogliare’ la composizione e vederne l’anima, l’essenza, per poi poterla ricostruire in maniera diversa e ‘rivestirla’ di nuove suggestioni più intime e personali, non per migliorarla (non mi permetterei mai di avere tale pretesa) ma per considerare un punto di vista differente.
Sicuramente Jimi Hendrix stesso non sottovalutava questo aspetto e, anche se performativamente la sua esuberanza, e sicuramente il gusto di un ‘neanche trentenne’ degli anni sessanta, lo ha portato a battere i sentieri elettrici in tutti i modi possibili, la sua chitarra ritmica (vero punto di forza del suo playing) ha caratteristiche ben definite anche se trasportate in acustico. Del resto non possiamo dimenticare la passione e il rispetto che Hendrix nutriva per un musicista prevalentemente acustico come Bob Dylan…
Ci sono poche testimonianze di Hendrix suonatore di chitarra acustica, ma alcune di esse possono ben rappresentare questo aspetto:
In questi due video Hendrix interpreta classici del blues con il suo inconfondibile approccio ritmico, ma un’interessante ‘sfida acustica’ potrebbe essere approcciarsi a brani armonicamente più complessi o intenzionalmente lontani da un approccio acustico classico. Pensiamo a brani in mid-tempo come “Angel”, “Castles Made of Sand”, “Little Wing”, che sono caratterizzati da progressioni armoniche mai banali, con architetture a volte complesse e sempre sospese tra la tonalità maggiore e minore, con largo uso di accordi non proprio ‘blues-rock’ con settime maggiori, seste, none o tredicesime, con cambi di tonalità che ci sorprendono, ma che si risolvono sempre in maniera coerente e precisa.
Probabilmente Jimi Hendrix è andato via troppo presto per poter deliziare il mondo con altri aspetti della sua musicalità. Pare che negli ultimi tempi si stesse dedicando a un progetto orchestrale (poi ripreso da Gil Evans) o a collaborazioni trasversali con il jazz sperimentale di Miles Davis. A me piace pensare che prima o poi si sarebbe dedicato ad un progetto acustico… ma poi ci ha pensato Michael Hedges.