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L’incontro con John Gorka a Sarzana

Questo maggio ho avuto il piacere di partecipare al mio secondo Acoustic Guitar Meeting di Sarzana. Considerando la mia prima visita, pregustavo già la magnifica settimana che mi aspettava con i miei cari amici italiani, con le belle chitarre e la musica dal vivo del festival. Quest’anno ho portato con me mia moglie e i miei due figli per far loro assaporare le bellezze naturali e storiche… il cibo e la cultura d’Italia e la sua splendida gente. Non mi aspettavo però di avere il privilegio di conoscere un cantautore americano che ammiravo da anni, John Gorka. L’ho visto in concerto diverse volte negli Stati Uniti… posseggo diversi suoi cd… abbiamo anche molti amici in comune. Ho spesso pensato a lui come a un tesoro dell’America, uno tra i più grandi compositori contemporanei di canzoni… ma non l’avevo mai incontrato. Il caso ha voluto che fosse in un’antica fortezza dell’Italia settentrionale, dove ho avuto finalmente l’opportunità di stringergli la mano e dirgli di persona quanto io ami la sua musica.

Uno dei vantaggi del mio lavoro di liutaio è di poter incontrare musicisti che ammiro e aver l’onore di dir loro personalmente quanto la loro musica significhi per me. Ma aver incontrato John Gorka quest’anno a Sarzana è stato molto di più. John ed io, insieme alla mia famiglia, abbiamo passato tre giorni assieme, contornati amorevolmente da un gruppo splendido di amici speciali. Abbiamo condiviso momenti toccanti nel corso di riunioni private e pranzi casalinghi. Dopo ogni pranzo John prendeva la sua chitarra e, senza che nessuno glielo chiedesse, ci suonava qualche sua canzone. È quello che ha fatto… è quello che voleva fare. È stata un’esperienza che mi ha colpito e che mi è rimasta dentro. Non dimenticherò mai quei giorni e… dagli sguardi di quei pochi che hanno avuto la fortuna di far parte di quei momenti, posso dire che non sarò il solo.
Delle tante cose che mi aspettavo da Sarzana, questa esperienza inaspettata è quella che più risplenderà tra i miei ricordi. Grazie John!
(Roy McAlister, Gig Harbor, 9 giugno 2010)

Dopopranzo con gli amici a Sarzana

Miglior presentazione dell’artista credo non potesse essere espressa, scritta da uno che di cantautori se ne intende, almeno credo! Pertanto, ogni intenzione o tentativo di presentare John Gorka può essere messo tranquillamente nel cassetto o postposto a quanto ha scritto chi, bisogno di tante presentazioni certo non ha… Tuttavia riteniamo (plurale ‘plurale’, non ‘maiestatis’) utile e doveroso completare i servizi sulla XIII edizione dell’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana presentando John Gorka sia in modo un po’ ‘didascalico’, sia successivamente in modo meno scontato in quanto, d’accordo con lo stesso artista e con il nostro ‘capitano’ Andrea Carpi, percorrere un binario diverso, raccontare una storia, una storia di amicizia, intimità, sensibilità e… treni (sicuramente uno di troppo), può fornire una chiave di lettura diversa, nuova, anche se saldamente legata alla grande tradizione del nostro strumento. Del resto, sapete benissimo come il cuore pulsante di Sarzana non sia soltanto la chitarra, ma la gente che si incontra e che la vive.

Perché John Gorka
Potrei iniziare semplicemente dicendo “perché è John Gorka”: perché personalmente lo ritengo uno dei pochissimi in grado di proseguire la grande tradizione della canzone d’autore a un livello paragonabile a quello dei grandi classici, perché è cantautore per cantautori, mai sopra le righe, mai scontato, perché è cantastorie e chitarrista dotato di tecnica poco più che elementare ma estremamente efficace, in grado di colpire proprio per la leggerezza con cui accompagna una voce splendida e perché, aspetto di importanza fondamentale, al recente Meeting di Sarzana ha colpito profondamente tutti i presenti, nessuno escluso.
Per questo ritengo, ma non sono il solo, che l’apertura del Meeting alla canzone d’autore sia un aspetto fondamentale da considerare per il movimento della chitarra acustica tutta.

Sul palco centrale al Meeting di Sarzana (foto di Tiziano Gagliardi, Circolo Fotografico Sarzanese)

Cosa segnalare
Sarò sincero, non troverete un’incisione che è una che non valga i soldi che costa, a testimoniare una serie di pubblicazioni di livello qualitativo sempre molto alto. Anche nel caso in cui il nostro ha registrato con una band, questa mai è sopra le righe, sempre al servizio dell’artista e della canzone. Non parliamo poi della qualità delle registrazioni: se osservate le etichette per cui John ha pubblicato e pubblica tuttora, riconoscerete due etichette che hanno fatto della qualità un vero e proprio manifesto.
Irrinunciabili sono tutti i dischi registrati per la Red House, a cui deve essere aggiunto il Land of the Bottom Line che ne diffuse il talento purissimo. Qualcuno un po’ di maniera (After Yesterday e Old Future’s Gone) in cui si tentò la via della ‘Americana’ o del ‘New Country’, via che fu causa di fraintendimento dell’artista, che si vide etichettato un po’ in tutti i modi, specie in seguito agli anni trascorsi a Nashville e alle collaborazioni con Nancy Griffith. Sappiate che John Gorka nel 1996 decise di lasciare la Windham Hill, complice la tendenza dell’etichetta ad essere, per gli intenti dell’autore, un filino troppo ‘commerciale’. Inoltre, le radici in New Jersey (a poche uscite dopo sulla NJ Turnpike vive quell’altro italo-irlandese, quello che scrisse di ‘fabbriche e oscurità’… ) e le tematiche delle canzoni fecero sì che John Gorka fosse etichettato persino come il nuovo Springsteen: beh, nulla di più sbagliato; qui siamo alla presenza di una carriera e di una forma di canzone che, pur rispettando i canoni tradizionali della canzone d’autore americana, è del tutto originale.
Ma… sì, c’è un ma: John Gorka è artista da palco, per la gente, pare trovarsi maggiormente a proprio agio di fronte o in mezzo a delle persone che sono pronte ad ascoltare le sue storie (ci arriveremo). John Gorka potrebbe porsi nelle migliori condizioni di fronte alla bolgia impazzita di uno stadio così come a poche persone presenti in una stanza, e l’effetto sarebbe esattamente lo stesso, identico: toccare ciascuno dei presenti in un modo profondo ed efficace, ottenendone l’immediato silenzio teso ad ascoltare l’unica cosa che conta, le canzoni, cantate da una delle voci sicuramente più belle del panorama musicale attuale.
A costo di fare a cazzotti con chi vi precede nella fila per accaparrarsi l’ultima copia disponibile, dovete avere il dvd The Gypsy Life, a qualunque costo… ne vale la pena, tanto il male fisico poi passa. Come definirlo? Concerto privato, ‘concept concert’… non lo so, so solo che una volta inserito il prezioso dischetto nel lettore, la prima cosa che sorprende è l’atmosfera intima del contesto: un tappeto, qualche pianta, qualche microfono, una chitarra, un mandolino, un pianoforte e un basso elettrico (suonato da Michael Manring). E poi? Poi… la chitarra acustica che suona come una… chitarra di legno, il basso caldo e naturale che suona come un basso e la voce sorprendente per la presenza e la pulizia, tale da rendere il gruppetto presente lì dietro a voi. Tecnicamente parlando il dvd è una meraviglia: non ci sono riverberi elastici, equalizzazioni pesanti, compressioni… macché, il tutto suona in modo assolutamente e finalmente naturale, in un modo splendido che rende onore a uno dei più grandi cantautori oggi viventi. Poche cose, ma quelle giuste nel momento giusto e al posto giusto, una serie di canzoni che inducono il sottoscritto a una perversa ricerca di aggettivi, peraltro inutile in quanto nessuno renderebbe onore a un documento così bello e così prezioso.

The Gipsy Life DVD Trailer

Un po’ di storia
Della discografia di John Gorka abbiamo già detto. Vediamo ora di capire i perché (o provarci almeno) che portano un personaggio qui in Italia semisconosciuto ad essere considerato uno dei maggiori cantautori in attività.
Gli inizi lo vedono studente di Storia e Filosofia ed ospite fisso nel locale di Godfrey Daniels, una delle istituzioni musicali della parte orientale della Pennsylvania: un piccolo caffè e sala d’ascolto di quartiere che, come spesso accadeva, si trovava ad esser ritrovo di amanti della musica e musicisti. Ben presto l’artista ‘residente’ John Gorka incontra Stan Rogers, Eric Andersen, Tom Paxton e Claudia Schmidt, ricevendone influenze e ispirazioni. Logica conseguenza il successivo trasferimento a New York City, dove Jack Hardy del circolo Folk Fast (un terreno fertile per molti importanti singer-songwriter) diviene una potente fonte di educazione e di incoraggiamento. Seguono appuntamenti importanti come il Kerrville Folk Festival in Texas (dove ha vinto il New Folk Award nel 1984) e Boston, ambienti in cui la sua voce baritonale e la sua scrittura molto intima iniziano ad affermarsi definitivamente.
La Red House, sempre in cerca di talenti, lo mette sotto contratto nel 1987 e la pubblicazione del primo album, nello stesso anno, è un successo sia di pubblico che di critica, che gli favorisce il passaggio alla Windhan Hill di William Ackerman nel 1989. In sette anni vengono pubblicati cinque album: Land of the Bottom Line (uno dei miei preferiti), Jack’s Crows, Temporary Road, Out of the Valley e Between Five and Seven, mentre Rolling Stone lo indica come «il preminente singer-songwriter maschile del nuovo movimento folk».
Nel 1998, dopo sette anni di Windham Hill/High Street, John sente il bisogno di un cambiamento e decide di tornare alle sue radici musicali con la Red House Records: scelta determinata in parte dall’onestà artistica che l’etichetta rappresenta, in un settore dove il business della musica troppo spesso ha la precedenza. Come dice lo stesso John, «la Red House mette al primo posto la musica, come me, ed è un buon posto in cui stare».

Il marchio di Gorka
Il disco After Yesterday rappresenta il primo frutto di quella riunione e riflette il costante impegno di John Gorka nel cercare una dimensione artigianale della scrittura, semplice e diretta. Chi conosce John Gorka da più tempo ritroverà il marchio di John costituito da una liricità ed una attenzione ai dettagli in grado di evocare efficacemente un tempo, un luogo, una persona o una gamma di emozioni. Ma sono presenti in esso anche tracce di nuove direzioni musicali, con l’aggiunta delle percussioni, archi, pianoforte, elementi che verranno ripresi e raffinati in ogni elemento della sua discografia.
Tentando di focalizzare, possiamo affermare senza tema di smentita che John Gorka è uno scrittore profondamente autobiografico: la serenità interiore di cui gode gli permette di condividere, senza paura, anche i recenti cambiamenti nella sua vita (il matrimonio, la paternità, il viaggio verso il Minnesota) raffigurati in immagini come in “Cypress Trees”, “After Yesterday” e “When He Cries”. Possiamo notare una coscienza indurita, racchiusa in “Wisdom”, ma ogni canzone è un piccolo capolavoro in quanto pervasa da storia e studi di carattere: “Amber Lee”, “Silvertown” e “Zuly”. Ogni canzone per John Gorka ha un’importanza fondamentale e potrebbe essere pubblicata anche ‘a sola’ tanto è profonda, tanto stuzzica l’immaginazione e l’introspezione.
Qui troviamo quello che è forse il limite di John Gorka: i suoi dischi, intesi come pubblicazioni di raccolte di inediti, non sono mai di facile ascolto, richiedono quell’attenzione che merita ogni quadro, anche piccolo. La profondità che mette in ogni suo verso richiede un’attenzione che, oggi, in molti non sono in grado di mantenere, in quanto Gorka risulta abile nel coniugare nelle proprie opere una miscela di poesia, introspezione, umorismo (circola un video splendido della canzone “I’m from New Jersey” in cui John alza il braccio come quell’altro, sempre del NJ…).
Senza dubbio una lunga strada dagli inizi in quel caffè di Godfrey Daniels ed una strada altrettanto lunga da percorrere ancora. Alla base di tutto, John Gorka è ancora fiero di far parte di quella ‘tradizione popolare’ che vede nella musica acustica non una tendenza, non una moda, ma un’espressione profonda e intelligente della vita quotidiana.

Sul palco centrale al Meeting di Sarzana (foto di Tiziano Gagliardi, Circolo Fotografico Sarzanese)

Perché John Gorka dunque? Cosa ricevo dal conoscere John Gorka? Cosa mi rimane da questo incontro che io non abbia tentato di trasmettere? Molto di non spiegabile, molto di soggettivo, non raccontabile se non ricorrendo al ‘gusto personale’. In ogni caso sappiate che John Gorka è in grado di aprire porte di cui chi si trova ad incrociarne le canzoni ignora persino l’esistenza, e di trasmettere emozioni che originano il dubbio quasi retorico del: «È successo davvero?» Già… non esiste chitarra in una stanza che lui non riesca ad accarezzare, non esiste persona nella stessa stanza che lui non riesca a toccare, commuovendola di quella commozione sincera e spontanea. Un’immagine mi porto dentro, una delle più care di questi quarantaquattro anni di vita: un uomo quasi in fuga da quella stanza, un uomo di pari sensibilità che, calati gli occhiali da sole sugli occhi lucidi di lacrime, ha proferito poche ma significative parole: «Io costruisco chitarre per questo»… Ed è successo davvero.

Lauro Luppi

DISCOGRAFIA

Album in studio
I Know, Red House Records, 1987
Land of the Bottom Line, Windham Hill/High Street, 1990
Jack’s Crows, Windham Hill/High Street, 1991
Temporary Road, Windham Hill/High Street, 1992
Out of the Valley, Windham Hill/High Street, 1994
Between Five and Seven, Windham Hill/High Street, 1996
After Yesterday, Red House Records, 1998
The Company You Keep, Red House Records, 2001
Old Futures Gone, Red House Records, 2003
Writing in the Margins, Red House Records, 2006
So Dark You See, Red House Records, 2009

Antologie
Pure John Gorka, Windham Hill, 2006

Minialbum
Motor Folkin’, Windham Hill/High Street, 1994

Eliza Gilkyson/John Gorka/Lucy Kaplansky
Red Horse, Red House Records, 2010

DVD
The Gypsy Life (AIX Records, 2007)

Altre raccolte
Vecchie registrazioni si trovano sul Fast Folk Musical Magazine, mentre le bellissime “I Saw a Stranger with Your Hair” e “Christmas Bells” le trovate anche rispettivamente su AA.VV., Legacy – A Collection of New Folk Music (Windham Hill, 1989) e AA.VV., On A Winter’s Solstice – Vol. III (Windham Hill, 1990).

Siti di riferimento
http://johngorka.com
http://www.johngorka.nl [da quest’ultimo potete scaricare gratuitamente una quantità di materiele notevole, file audio e video messi a disposizione dagli appassionati e dallo stesso artista, brani già editi, inediti o versioni di brani famosi]

 

LYRICS
Sapete bene che il gusto personale è insindacabile… ma consentitemi di segnalare qualche canzone tra le tante splendide.

Love Is Our Cross to Bear

Non sapevo dove cercarti ieri sera
Non sapevo dove trovarti
Non sapevo come toccare quella luce
Che si raccoglie sempre dietro di te

Non sapevo che sarei riuscito a trovare il modo
Per trovarti alla mattina
Ma l’amore può strapparti a ieri
Poiché ti prende senza avvisarti

Voglio essere un tuo vecchio amico
Voglio essere uno conosciuto da tempo
Non uno di quelli che appartengono alla tua memoria
Una canzone che sfuma con l’estate

È da parte mia, è per te
Per i tuoi occhi
È un peso, un saggio stupore
Io sono qui, tu sei lì
L’amore è la nostra croce da portare

So che penserò a noi su quella collina
Con la luna dorata che sorge
E le stelle ci cadranno ancora attorno
Mentre l’amore si realizza

E così sarà finché non ci incontreremo di nuovo
Ed io ti abbraccerò
Potrai contare i capelli grigi sulla mia testa
Sarò ancora grato di aver trovato te

I Saw a Stranger with Your Hair

Ho incontrato una sconosciuta con i tuoi capelli
Ho cercato di farmeli restituire
Per poterteli rispedire
Forse col Federal Express
Perché so che ti sarebbero mancati

Ne ho vista un’altra con i tuoi occhi
Il lampo mi ha fatto girare la testa
Sono andato a provarli per misurarli
Ma guardavano dall’altra parte
E non ascoltavano

Ma non è mai difficile trovarti nella folla
Con la gente intorno a te che ride forte
I loro piedi non toccano terra
No, i loro piedi non toccano terra

Ho sentito una sconosciuta con la tua voce
Mi ha preso alla sprovvista
Di nuovo non eri tu
Soltanto un angelo travestito
Venuto per una visita

A proposito come sta il mio cuore
Non l’ho visto da quando sei andata via
Son quasi sicuro che ti abbia seguito
Potresti rimandarlo indietro qualche volta
Pago io il biglietto

Ho visto una sconosciuta con i tuoi capelli
Ne ho vista un’altra con i tuoi ochhi
Ho sentito un angelo con la tua voce
A proposito come sta il mio cuore

Can’t Get over It

Non ne vengo a capo
Meglio girare attorno
Non riesco a girarci attorno
Meglio andar giù
Non riesco ad andare sotto
Quindi meglio salire
E ricominciare tutto da capo

Veramente non sapevo
Non sono riuscito a dire addio
E sebbene faccia ancora male
Non so se piangerò mai
Non trovo le parole così
Scuoto la testa e
Provo a ricominciare

È un problema se resti
E un dolore se vai
Sembra come se te ne vada via troppo in fretta
O passi alla cassa troppo lentamente
Sembra come se ogni strada
Conduca a qualcosa che non conosco
In continuazione

Mi sembra di correre sott’acqua
Ci sono dentro fin sopra la testa
Dio benedica i figli e le figlie
Il cui destino non sia segnato

The Mercy of the Wheels

Ho sentito il richiamo di un treno
Nel mezzo della notte
Ho sentito il fischio
E la grazia delle ruote
È un’esistenza grama
In un mondo che non dice nulla
Desideravo
Sentirmi come un tempo

Mi piacerebbe prendere un treno
Che possa tornare indietro nel tempo
Che possa fare tante fermate
Lungo la strada
Andrei a trovare mio padre
Con gli sguardi che ha lasciato dietro
Andrei per tutte le parole
Che vorrei dire
E porterei un sandwich
E una foto della mia ragazza
E farei vedere a tutti
Che me la sono cavata bene

Ho sentito il richiamo di un treno
Nel mezzo della notte
E mi sono chiesto
Se sarei dovuto salire
Perché un treno sa dove sta andando
E quando è il momento di andare
E che sembra meglio
Quando è già andato

Ho sentito il richiamo di un treno
Nel mezzo di un sogno
E ho girovagato tra l’erbaccia
Mentre passava
Oh i treni hanno i numeri
I soprannomi e le notti
Sanno che possono
Correre via e piangere

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