Deve esserci sempre stato in me un forte richiamo verso la chitarra acustica, un richiamo verso le origini. Se ben ricordo, infatti, la scintilla è scattata ascoltando in televisione un’esibizione in stile ‘one man band’ del mitico Edoardo Bennato, una delle sue classiche esibizioni in cui la chitarra acustica dodici corde incalza con un ritmo indiavolato. All’epoca avevo circa otto anni e da quel momento decisi che quello strumento sarebbe diventato la mia vita, un giocattolo inseparabile per la mia infanzia e per la mia adolescenza.
In realtà, anche se forse ho sempre saputo che prima o poi sarei tornato a suonare l’acustica, il mio viaggio mi ha poi portato fino ad ora a fare esperienze musicali spesso tra loro incredibilmente distanti. Il mio percorso ha avuto inizio come per molti in tenera età adolescenziale, quando con quattro carissimi amici all’oratorio ho formato la prima band. Ai tempi avevo una chitarra acustica amplificata Takamine di colore nero, come quella vista in una foto del ‘Boss’, ma il mio sogno era avere un’elettrica.
In prima liceo riuscii ad estorcere a mio padre, in cambio di promesse mai mantenute (avrei dovuto diventare ingegnere!) la mia prima chitarra elettrica: una PRS rossa fiammante come quella del mitico Carlos… un sogno! Questa chitarra mi ha accompagnato in tutto il periodo punk, in quello grunge, metal, prog, fino a quello blues e jazz conosciuto alla soglia dei vent’anni, durante gli studi al CPM di Milano.
In quegli stessi anni scoprivo anche l’interesse verso il mondo della chitarra classica, un mondo che ho sempre sentito lontano dal mio modo di essere, ma che mi è incredibilmente servito sia dal punto di vista della preparazione tecnica, sia dal punto di vista della ricerca del mio suono sullo strumento.
Tutte queste esperienze, vissute sia in studio di registrazione che dal vivo sui palchi, hanno arricchito il mio bagaglio con contaminazioni diverse. Mi è capitato nella stessa settimana di esibirmi con una band blues, il giorno dopo con una band reggae-ska e il giorno dopo ancora con un’orchestra di chitarre classiche. Questi continui cambiamenti di generi e stili, oltre ad arricchirmi a livello musicale e personale, mi hanno anche insegnato ad essere ‘al servizio’ della musica e ad apprezzarla in qualunque sua declinazione.
Circa cinque anni fa sono approdato al mondo della chitarra acustica solista, riscoprendo quell’emozione provata davanti al televisore a otto anni. Un ritorno, insomma, ma arricchito da qualcosa in più. L’acustica si è rivelata per me il contenitore in cui far confluire questo articolato percorso, lo strumento con cui, libero da qualsiasi schema mentale e di genere, posso creare e arrangiare ciò che voglio.
Tuttavia ancora oggi, nonostante mi esibisca prevalentemente in concerti di chitarra sola, trovo che il suonare insieme agli altri e condividere il palco e le emozioni, sia uno degli aspetti più belli e importanti del fare musica.