Chi conosce Francesco e lo ha visto suonare almeno una volta non può non essere stato coinvolto dalla sua energia, dalla simpatia e dalla capacità di coinvolgere tutti. Oltre ovviamente alle sue indubbie capacità tecniche, che ne fanno uno dei più sgnificativi bluesman dello Stivale. Nonostante la giovane età, può vantare di aver diviso il palco con artisti ‘inarrivabili’, tipo John Mayall, Robert Cray, Larry Carlton, Robben Ford – aprendo loro i concerti – e Tommy Emmanuel, Andy J. Forrest, Fabio Treves ed Eugenio Finardi, con cui ha effettivamente collaborato. Ma definire blues la musica che fa è riduttivo, e il suo disco Ma-Moo Tones lo conferma felicemente, costruendo un felicissimo crossover fra blues e funky, reggae e rock, transitando ovviamente per il fingerstyle. Addirittura il primo brano, intutolato “The End of Your Spell”, spazia secondo me fra gli AC/DC e il country rock della Nitty Gritty Dirt Band, con un inizio in stile Bobby McFerrin… Francesco stesso, in maniera molto semplice e modesta, prerogativa dei grandi, dà buona parte dei meriti di un risultato geniale e coinvolgente al grande Eric Bibb, che ha saputo dare al progetto un respiro internazionale. “Trouble So Hard” ricorda un blues acustico alla Led Zeppelin, una di quelle perle rare di quando questi si dimenticavano a casa i Marshall da milioni di watt. Francesco suona un po’ tutti gli strumenti a corda, dalle chitarre al dobro e al banjo, lasciando a casa il bassista in quanto, fine tessitore di walking bass con la sua acustica, in effetti non ne ha bisogno. I brani sono quasi tutti suoi e del paroliere Daniele Tenca, tranne “Soul of a Man” di Blind Willie Johnson, con suono molto ‘sporco’ e cattivo, e “Third Stone from the Sun” di zio Jimi, suonato inizialmente con molta pacatezza per un’evoluzione turbolenta e coinvolgente. Come tutto il disco, del resto.
Alberto Grollo
Chitarra Acustica, 02/2015, p. 14