Come ben sapete, in questi giorni la notizia del prossimo fallimento della Gibson ha agitato il mondo musicale internazionale.
La storica azienda, fondata da Orville Gibson nel 1902, rischia di chiudere i battenti. Orville Gibson, umile artigiano costruttore di mandolini e banjo, mai avrebbe potuto immaginare che le sue chitarre avrebbero alimentato i sogni (erotici?) dei chitarristi di tutto il mondo. Lester Williams Pollfuss… chissà cosa penserebbe della scellerata gestione che ha portato Gibson sull’orlo del default. Le sue Les Paul destinate all’estinzione… Che mondo sarebbe senza Gibson?
Un mondo possibile sicuramente, ma questo evento testimonia che l’eventualità di un collasso di un grande marchio è sempre dietro l’angolo. I manager si cullano molto sulla solidità del valore di marca, di un brand che si vende ‘da solo’. Per questo motivo, si sentono autorizzati ad azzardare, aprire nuove strade allontanandosi dal core business, la costruzione di chitarre. La Gibson inizia ad avventurarsi nel mondo del Pro Audio per estendere le business unit dal settore chitarra ad accessori correlati, forte del valore di marca, che magicamente irradia d’oro tutto ciò che tocca. Infatti inizia nel 2011 l’ascesa Gibson in altri settori, con l’acquisizione di Stanton Group che dava luogo a Gibson Pro Audio. Poi, l’anno dopo, il sodalizio con i giapponesi di Onkyo, per infilare il manico nei sistemi di home theater e, successivamente, maturare il controllo azionario di Teac Corp. Ancora, nel 2014, l’assorbimento della sezione elettronica di consumo di Royal Philips.
Purtroppo il valore del brand può funzionare all’inizio, ma alla lunga, sono la qualità, il prezzo e tutta una serie di caratteristiche molto precise che, se non sono soddisfacenti, non sfuggono all’occhio anche del musicista brand victim e, inevitabilmente, segnano il flop dei prodotti. Insomma dietro al brand c’è bisogno sempre della sostanza, in un settore come questo che – se proponi dei prodotti non validi – non ti perdona. Neanche se sei Gibson…
Le scelte sbagliate del management lasciano la Gibson sul lastrico… Un dissesto finanziario annunciato. La notizia delle gravissime difficoltà già circolavano da tempo nel mondo musicale. L’assenza della Gibson al NAMM è stata emblematica.
Tuttavia, nelle ultime ore, Gibson ha replicato alla notizia del dissesto finanziario ormai prossimo. L’azienda di Nashville rilascia un comunicato stampa in cui si delinea un quadro più roseo per il futuro della società, anche se sembra che alcuni dei suoi attuali marchi potrebbero finire per lasciare il gruppo o potrebbero scomparire del tutto.
La Gibson dichiara che «ha soddisfatto tutti gli obblighi attuali verso gli obbligazionisti, e la società intende focalizzare ulteriormente il proprio business audio consumer del marchio Philips su quei prodotti che hanno un maggiore potenziale di crescita».
Dichiara inoltre che Gibson ha in programma di «eliminare segmenti di prodotti che non soddisfano le loro aspettative e hanno pochi margini positivi in futuro».
Questo fa eco alla fine dello sviluppo del software musicale Cakewalk di proprietà di Gibson alla fine dell’anno scorso.
Ciò nonostante, questa strategia «porterà ai migliori risultati finanziari che l’azienda ha visto nella sua storia entro il prossimo anno» afferma Gibson «e alla capacità di rimborsare il debito della società per intero entro qualche anno».
L’amministratore delegato Henry Juszkiewicz ha ulteriormente dettagliato i piani, affermando: «Abbiamo monetizzato attività come titoli azionari, proprietà immobiliari e segmenti di business che non hanno potuto raggiungere il livello di successo che ci aspettavamo.
Con la monetizzazione di queste attività, siamo in grado di ridurre il debito e generare fondi per contribuire ai segmenti di business che stanno prosperando. È importante per la nostra azienda tornare al successo finanziario, con strumenti idonei a eliminare settori che non generano utili e rinegoziare i debiti con le banche».
Basti dire che seguiremo con interesse le prossime mosse della compagnia.
Come promemoria rapido, Gibson ha 100 marchi nel suo roster tra cui Epiphone, Dobro, Valley Arts, Kramer, Steinberger, Tobias, Slingerland, Maestro, Baldwin, Hamilton, Chickering e Wurlitzer.
I suoi marchi audio comprendono KRK Systems, TASCAM, Cakewalk, Cerwin-Vega (!), Stanton, Onkyo, Integra, TEAC, TASCAM Professional Software ed Esoteric.
Staremo a vedere con chi si scontrerà il partito dei fenderiani…