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Giovanni PalomboLa melodia segretaAcoustic Music Records

La copertina del cd “La melodia segreta”

(di Gabriele Longo) – «Il titolo e il contenuto del CD alludono alla mia convinzione che le composizioni, più che costruite o inventate, sono svelate, e che la maturità artistica consiste soprattutto nel prendere coscienza di questo». Magnifico incipit che mi ha fatto piacere riportare con le parole stesse di Giovanni Palombo, perché straordinariamente esplicative dell’essenza ‘segreta’ che si ‘svela’ a chi ascolti con attenzione questo disco. Il quale, cronologicamente, è il terzo album del chitarrista romano pubblicato per la Acoustic Music Records, dopo Duos & Trios – Guitar Dialogues (2003) e Folk Frontiera (2006), entrambi incentrati principalmente sul dialogo tra chitarra acustica e altri strumenti. La melodia segreta, registrato nel gennaio dello scorso anno, è invece il primo disco di Palombo interamente dedicato alla chitarra sola.
Potrebbe essere considerato come un imperdonabile ritardo per un chitarrista che della chitarra fingerstyle ha fatto fin dal lontano 1985 il suo terreno di espressione e di ricerca. Ma ad una valutazione più profonda del suo lungo e articolato percorso artistico, in cui la trasversalità del suo stile e la interazione con altri musicisti e sonorità sono state il timone con cui poter navigare in acque misteriose quanto a volte agitate, si capisce quanto sia stata importante la lunghezza del viaggio, il senso che esso a mano a mano lasciava.
E il senso di questa lunga ricerca sono undici tracce in cui si trovano molto ben mescolati gli elementi stilistici che hanno sempre affascinato e impegnato Palombo. La compostezza dell’incedere classico, lo scintillio dello stile fingerstyle, la pensosità passionale della melodia mediterranea, l’irriverenza dell’improvvisazione jazz, anche la brumosa allegria di certa musica celtica o la poetica della grande canzone d’autore italiana. Elementi che danno vita a brani in cui la chitarra diventa tramite e fine al tempo stesso, grazie a una tecnica di alto livello messa al servizio del chitarrista che pensa da musicista.
“Corsa del sole lungo il profilo delle colline”, il brano di apertura, è proprio a testimoniare che l’interplay con se stessi può sottintendere una melodia non svelata ma non per questo non viva dentro di noi. “Martyn” è un omaggio esplicito a John Martyn e alla sua grande eredità. Gran pezzo, ben suonato, molto sentito. Bella sonorità mediterranea in “Dove finiscono le mie dita”, brano ispirato a e da Fabrizio De André.
Particolarmente interessanti i due brani “Zawi” e “Quien sabe?”: il primo, per quell’approccio di Palombo alla trasversalità che rappresenta la sua cifra stilistica e di cui Joe Zawinul, al quale è chiaramente dedicato il pezzo, fu un alfiere di insuperabile grandezza; il secondo, per essere un bellissimo esempio di come si possa trovare un perfetto equilibrio tra ricerca, espressione strumentale e musicalità.
Una prova di grande maturità che rappresenta la chiave di volta per poter svelare appieno l’arte di Giovanni Palombo.

Gabriele Longo


 Chitarra Acustica, 4/2012, pp. 12-13

 

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