sabato, 27 Luglio , 2024
27.8 C
San Teodoro

HERDA OM Custom Fanfrets e SJ-C ArmrestHERDA OM Custom Fanfrets e SJ-C Armrest

di Roberto De Luca – A ben pensarci, in fondo il futuro non è poi così nero. Almeno per noi chitarristi acustici. Se è vero (come è vero) che la libertà di scelta è un bene prezioso, viviamo forse nel migliore dei mondi possibili. Possiamo svoltare casualmente al primo angolo virtuale e inciampare in piacevoli sorprese. Entrare, ad esempio, in una cittadina nel cuore della Slovacchia, che è poi il cuore geografico dell’Europa, e imbatterci in due giovanissimi liutai, entusiasti del proprio lavoro. Nel loro piccolo laboratorio, i coniugi Herda sfornano quattro chitarre al mese: numeri lontanissimi dalle produzioni industriali e vicini al buon artigianato. Una passione, quella degli Herda, nata tra i banchi di scuola e proseguita con anni di gavetta in Inghilterra, sotto la supervisione del maestro liutaio Patrick James Eggle. Nel 2009, il ritorno in patria e la nascita della piccola società.
Marek e Monika precisano, e fanno bene, che ogni fase costruttiva è eseguita nel proprio laboratorio: viviamo su una pazza giostra in cui globalizzazione troppo spesso fa rima con omologazione e appiattimento. Si aggiunga a ciò un’attentissima scelta dei materiali, una perizia costruttiva degna della migliore tradizione, un listino che offre, oltre ai tre modelli base – Dreadnought, Small Jumbo e OM – interessanti possibilità di customizzazione facilmente concordabili, grazie a un approccio costruttore/cliente amichevole e rassicurante (meno male, viene da aggiungere, visto che il marchio è attualmente sprovvisto di importatore italiano). Il risultato è un prodotto dal rapporto qualità/prezzo sorprendente; strumenti che colpiscono per accuratezza e maturità, nonostante la giovane età della piccola ditta, soprattutto se paragonati a brand ben più blasonati. Prova di ciò sono le due piccole meraviglie che mi ritrovo tra le mani.

HERDA OM Custom Fanfrets
Leggerezza, comodità, equilibrio. Siamo nel tipico territorio ‘Orchestra Model’, che sempre sia benedetto. Ciò premesso, lo strumento merita appieno la denominazione custom in virtù delle tante particolarità che presenta. A cominciare dalla scelta dei legni, rigorosamente massello: una tavola armonica in abete tedesco, dalle fibre regolari e dalla sorprendente sottigliezza, insolitamente abbinata a un corpo in padouk, legno equatoriale africano dal bel colore rossiccio, che dona allo strumento un’insolita eleganza. Il manico è un monoblocco, ponte e tastiera sono in ebano, come pure il binding al corpo e l’impiallacciatura della paletta, quest’ultima dalla sagoma sobria e raffinata. Qua e là, emergono dettagli tipici di strumenti di pregio e di fascia superiore: la discreta soundport, le infallibili meccaniche Gotoh 510 (top della gamma), il bel riporto in padouk nel retro paletta, il capotasto e la sella in osso, l’originalissimo disegno della rosetta, tra suggestioni futuriste e reminiscenze navajo. La verniciatura alla nitro è leggerissima ed è un piacere notare i pori del legno che emergono in controluce. Come guardoni, sbirciamo all’interno dall’apertura laterale: ci investe il delizioso odore del legno e un’impressione di pulizia e precisione assolute.

Arriviamo alla tastiera, caratteristica saliente della chitarra. La scelta dei fanfrets, la cui presenza appena accennata comincia a evidenziarsi all’altezza del nono tasto, lungi dall’assecondare una moda che va progressivamente diffondendosi, sembra nascondere precisi intenti: i 650 mm di scala si riducono a 645 al cantino e aumentano a 655 sul Mi basso; ciò consente di abbassare l’accordatura e di ‘droppare’ i bassi senza perdere eccessiva tensione. Ne deriva un maggiore equilibrio tonale, confermato durante la prova dello strumento, eseguita in DADGAD. La chitarra canta e vibra sullo stomaco che è un piacere. Complici gli spessori ridotti dei legni, la leggerezza della verniciatura e la forma del body, le frequenze sono tutte ben definite e omogeneamente distribuite; le riserve di volume appaiono notevoli, tanto sui bassi quanto sui cantini, anche quando si comincia a giocare con il capotasto su e giù per la tastiera. Il padouk separa le frequenze e schiarisce un po’ il timbro, senza arrivare alle asprezze del mogano; il sustain è ottimale, mentre la soundport conferisce una certa spazialità al suono, quasi un accenno di stereofonia, che gratifica non solo l’ascoltatore ma soprattutto il musicista (e vogliamoci bene, ogni tanto!). Il settaggio dello strumento è perfetto: si imbraccia e si parte. Tutta questa grazia di Dio è opportunamente protetta da una comoda e leggera custodia rigida Hiscox. Insomma, una chitarra ‘diversa’, pensata e costruita su misura per fingerstyler coraggiosi, che amano baloccarsi con accordature alternative, che non hanno paura delle novità e che vogliono concedersi dettagli di lusso senza terremotare il conto in banca e innescare pericolose e ancor più costose crisi matrimoniali.

HERDA SJ-C Armrest
Si torna su terreni più tradizionali. Il modello Small Jumbo identifica nel listino Herda una chitarra dalle dimensioni in verità piuttosto generose: 510 mm di lunghezza, 410 mm di larghezza e soprattutto 120 mm di profondità, 5 in più della ‘sorellina’ OM. La combinazione dei legni – ovviamente in massello – è il canonico abbinamento abete/palissandro. La tavola è molto chiara, con accenni di marezzature; il fondo e le fasce presentano striature omogenee e ben definite. La qualità c’è tutta, senza dubbio. Il binding al corpo è in palissandro e l’effetto visivo restituisce un meraviglioso contrasto chiaro-scuro. Le meccaniche sono questa volta delle Schaller M6 vintage, ottime anche se non paragonabili alle 510 Gotoh. Anche qui troviamo sella e capotasto in osso, mentre la rosetta presenta una più consueta perfilatura in abalone. La verniciatura nitro high gloss denota qui una maggiore consistenza. Non mancano anche su questo modello elementi che impreziosiscono l’insieme: la spalla mancante veneziana e, pezzo forte, uno stupendo armrest in palissandro, che a un primo colpo d’occhio lascia a bocca aperta. La chitarra è molto bilanciata e perfettamente settata. La sensazione dell’armrest sotto il gomito destro sollecita una domanda nient’affatto scontata: «Come ho fatto finora a farne a meno?» Le dimensioni, i legni del corpo e le masse in gioco fanno la differenza: la pasta sonora di fondo è la medesima (si avverte la mano sapiente dello stesso liutaio), ma la SJ presenta una gamma di frequenze nettamente diversa. I cantini sono un po’ più indietro e lo spettro si apre man mano che ci si avvicina alle frequenze basse, fino a diventare prepotente sulla sesta corda. L’emissione sonora è veramente notevole; mi accorgo che il lavoro in arpeggio è interrotto spesso dalla tentazione di tirare un colpo pieno col dorso delle unghie. La chitarra ‘chiama’ un lavoro ritmico o addirittura il plettro (eresia!). Insomma, parliamo di una jumbo, e questa chitarra suona come una jumbo.

Le Herda sono generalmente sfornite di pickguard, scelta in questo caso opinabile, visto che lo strumento appare decisamente versatile e adatto a svariate tecniche esecutive. La separazione delle frequenze è stavolta meno netta, anche se i bassi suonano rotondi e brillanti, senza alcun effetto ‘fangoso’. Con tutta probabilità la chitarra, di costruzione recentissima, acquisterà col tempo una definizione timbrica più marcata. Provvista della sua comoda Hiscox rigida, la SJ-C è dunque uno strumento ‘totale’, a suo agio con stili e generi anche molto differenti, ottimo per chi non cerca una chitarra, ma ‘la chitarra’, che allo standard elevato dell’insieme coniuga elementi originali e preziosi, in una fascia qualità/prezzo inarrivabile se confrontata con marchi di grande fama.

 

robertodeluca@myspace.com

HERDA OM Custom Fanfrets
Tipo: Chitarra acustica
Costruzione: Slovacchia
Distributore:
Prezzo: € 1970 (IVA inclusa)
Top: abete tedesco massello
Catene: abete
Fasce e fondo: padouk massello
Manico: mogano sapele
Tastiera: ebano
Ponte: ebano
Binding: ebano
Meccaniche: Grover 510
Amplificazione: no
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza Mi-mi al ponte: 55 mm
Scala: 650 mm (655 mm – 645 mm)
Tasti: 21

HERDA SJ-C Armrest
Tipo: Chitarra acustica
Costruzione: Slovacchia
Distributore:
Prezzo: € 1950 (IVA inclusa)
Top: abete tedesco massello
Catene: abete
Fasce e fondo: palissandro indiano massello
Manico: Mogano sapele
Tastiera: ebano
Ponte: ebano
Binding: palissandro
Meccaniche: Schaller M6 vintage
Amplificazione: no
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza Mi-mi al ponte: 55 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 20


Chitarra Acustica, 7/2012, pp. 56-59di Roberto De Luca – A ben pensarci, in fondo il futuro non è poi così nero. Almeno per noi chitarristi acustici. Se è vero (come è vero) che la libertà di scelta è un bene prezioso, viviamo forse nel migliore dei mondi possibili. Possiamo svoltare casualmente al primo angolo virtuale e inciampare in piacevoli sorprese. Entrare, ad esempio, in una cittadina nel cuore della Slovacchia, che è poi il cuore geografico dell’Europa, e imbatterci in due giovanissimi liutai, entusiasti del proprio lavoro. Nel loro piccolo laboratorio, i coniugi Herda sfornano quattro chitarre al mese: numeri lontanissimi dalle produzioni industriali e vicini al buon artigianato. Una passione, quella degli Herda, nata tra i banchi di scuola e proseguita con anni di gavetta in Inghilterra, sotto la supervisione del maestro liutaio Patrick James Eggle. Nel 2009, il ritorno in patria e la nascita della piccola società.
Marek e Monika precisano, e fanno bene, che ogni fase costruttiva è eseguita nel proprio laboratorio: viviamo su una pazza giostra in cui globalizzazione troppo spesso fa rima con omologazione e appiattimento. Si aggiunga a ciò un’attentissima scelta dei materiali, una perizia costruttiva degna della migliore tradizione, un listino che offre, oltre ai tre modelli base – Dreadnought, Small Jumbo e OM – interessanti possibilità di customizzazione facilmente concordabili, grazie a un approccio costruttore/cliente amichevole e rassicurante (meno male, viene da aggiungere, visto che il marchio è attualmente sprovvisto di importatore italiano). Il risultato è un prodotto dal rapporto qualità/prezzo sorprendente; strumenti che colpiscono per accuratezza e maturità, nonostante la giovane età della piccola ditta, soprattutto se paragonati a brand ben più blasonati. Prova di ciò sono le due piccole meraviglie che mi ritrovo tra le mani.

HERDA OM Custom Fanfrets
Leggerezza, comodità, equilibrio. Siamo nel tipico territorio ‘Orchestra Model’, che sempre sia benedetto. Ciò premesso, lo strumento merita appieno la denominazione custom in virtù delle tante particolarità che presenta. A cominciare dalla scelta dei legni, rigorosamente massello: una tavola armonica in abete tedesco, dalle fibre regolari e dalla sorprendente sottigliezza, insolitamente abbinata a un corpo in padouk, legno equatoriale africano dal bel colore rossiccio, che dona allo strumento un’insolita eleganza. Il manico è un monoblocco, ponte e tastiera sono in ebano, come pure il binding al corpo e l’impiallacciatura della paletta, quest’ultima dalla sagoma sobria e raffinata. Qua e là, emergono dettagli tipici di strumenti di pregio e di fascia superiore: la discreta soundport, le infallibili meccaniche Gotoh 510 (top della gamma), il bel riporto in padouk nel retro paletta, il capotasto e la sella in osso, l’originalissimo disegno della rosetta, tra suggestioni futuriste e reminiscenze navajo. La verniciatura alla nitro è leggerissima ed è un piacere notare i pori del legno che emergono in controluce. Come guardoni, sbirciamo all’interno dall’apertura laterale: ci investe il delizioso odore del legno e un’impressione di pulizia e precisione assolute.

Arriviamo alla tastiera, caratteristica saliente della chitarra. La scelta dei fanfrets, la cui presenza appena accennata comincia a evidenziarsi all’altezza del nono tasto, lungi dall’assecondare una moda che va progressivamente diffondendosi, sembra nascondere precisi intenti: i 650 mm di scala si riducono a 645 al cantino e aumentano a 655 sul Mi basso; ciò consente di abbassare l’accordatura e di ‘droppare’ i bassi senza perdere eccessiva tensione. Ne deriva un maggiore equilibrio tonale, confermato durante la prova dello strumento, eseguita in DADGAD. La chitarra canta e vibra sullo stomaco che è un piacere. Complici gli spessori ridotti dei legni, la leggerezza della verniciatura e la forma del body, le frequenze sono tutte ben definite e omogeneamente distribuite; le riserve di volume appaiono notevoli, tanto sui bassi quanto sui cantini, anche quando si comincia a giocare con il capotasto su e giù per la tastiera. Il padouk separa le frequenze e schiarisce un po’ il timbro, senza arrivare alle asprezze del mogano; il sustain è ottimale, mentre la soundport conferisce una certa spazialità al suono, quasi un accenno di stereofonia, che gratifica non solo l’ascoltatore ma soprattutto il musicista (e vogliamoci bene, ogni tanto!). Il settaggio dello strumento è perfetto: si imbraccia e si parte. Tutta questa grazia di Dio è opportunamente protetta da una comoda e leggera custodia rigida Hiscox. Insomma, una chitarra ‘diversa’, pensata e costruita su misura per fingerstyler coraggiosi, che amano baloccarsi con accordature alternative, che non hanno paura delle novità e che vogliono concedersi dettagli di lusso senza terremotare il conto in banca e innescare pericolose e ancor più costose crisi matrimoniali.

HERDA SJ-C Armrest
Si torna su terreni più tradizionali. Il modello Small Jumbo identifica nel listino Herda una chitarra dalle dimensioni in verità piuttosto generose: 510 mm di lunghezza, 410 mm di larghezza e soprattutto 120 mm di profondità, 5 in più della ‘sorellina’ OM. La combinazione dei legni – ovviamente in massello – è il canonico abbinamento abete/palissandro. La tavola è molto chiara, con accenni di marezzature; il fondo e le fasce presentano striature omogenee e ben definite. La qualità c’è tutta, senza dubbio. Il binding al corpo è in palissandro e l’effetto visivo restituisce un meraviglioso contrasto chiaro-scuro. Le meccaniche sono questa volta delle Schaller M6 vintage, ottime anche se non paragonabili alle 510 Gotoh. Anche qui troviamo sella e capotasto in osso, mentre la rosetta presenta una più consueta perfilatura in abalone. La verniciatura nitro high gloss denota qui una maggiore consistenza. Non mancano anche su questo modello elementi che impreziosiscono l’insieme: la spalla mancante veneziana e, pezzo forte, uno stupendo armrest in palissandro, che a un primo colpo d’occhio lascia a bocca aperta. La chitarra è molto bilanciata e perfettamente settata. La sensazione dell’armrest sotto il gomito destro sollecita una domanda nient’affatto scontata: «Come ho fatto finora a farne a meno?» Le dimensioni, i legni del corpo e le masse in gioco fanno la differenza: la pasta sonora di fondo è la medesima (si avverte la mano sapiente dello stesso liutaio), ma la SJ presenta una gamma di frequenze nettamente diversa. I cantini sono un po’ più indietro e lo spettro si apre man mano che ci si avvicina alle frequenze basse, fino a diventare prepotente sulla sesta corda. L’emissione sonora è veramente notevole; mi accorgo che il lavoro in arpeggio è interrotto spesso dalla tentazione di tirare un colpo pieno col dorso delle unghie. La chitarra ‘chiama’ un lavoro ritmico o addirittura il plettro (eresia!). Insomma, parliamo di una jumbo, e questa chitarra suona come una jumbo.

Le Herda sono generalmente sfornite di pickguard, scelta in questo caso opinabile, visto che lo strumento appare decisamente versatile e adatto a svariate tecniche esecutive. La separazione delle frequenze è stavolta meno netta, anche se i bassi suonano rotondi e brillanti, senza alcun effetto ‘fangoso’. Con tutta probabilità la chitarra, di costruzione recentissima, acquisterà col tempo una definizione timbrica più marcata. Provvista della sua comoda Hiscox rigida, la SJ-C è dunque uno strumento ‘totale’, a suo agio con stili e generi anche molto differenti, ottimo per chi non cerca una chitarra, ma ‘la chitarra’, che allo standard elevato dell’insieme coniuga elementi originali e preziosi, in una fascia qualità/prezzo inarrivabile se confrontata con marchi di grande fama.

 

robertodeluca@myspace.com

HERDA OM Custom Fanfrets
Tipo: Chitarra acustica
Costruzione: Slovacchia
Distributore:
Prezzo: € 1970 (IVA inclusa)
Top: abete tedesco massello
Catene: abete
Fasce e fondo: padouk massello
Manico: mogano sapele
Tastiera: ebano
Ponte: ebano
Binding: ebano
Meccaniche: Grover 510
Amplificazione: no
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza Mi-mi al ponte: 55 mm
Scala: 650 mm (655 mm – 645 mm)
Tasti: 21

HERDA SJ-C Armrest
Tipo: Chitarra acustica
Costruzione: Slovacchia
Distributore:
Prezzo: € 1950 (IVA inclusa)
Top: abete tedesco massello
Catene: abete
Fasce e fondo: palissandro indiano massello
Manico: Mogano sapele
Tastiera: ebano
Ponte: ebano
Binding: palissandro
Meccaniche: Schaller M6 vintage
Amplificazione: no
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza Mi-mi al ponte: 55 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 20


Chitarra Acustica, 7/2012, pp. 56-59

Related Articles

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Stay Connected

21,988FansMi piace
3,912FollowerSegui
21,900IscrittiIscriviti

Ultimi Articoli