La prima parte dell’edizione 2010 di “Un Paese a Sei Corde” si è conclusa domenica 27 giugno, nel cortile della Casa Medioevale di Pettenasco, con un intenso concerto di Jacques Stotzem. A vederlo, questo chitarrista belga, sembra un signore di mezza età vestito in maniera troppo giovanile. Poi si volta e cogli uno sguardo vivace da ragazzino. Sale sul palco e, pur parlando solo in inglese, trasmette una gran simpatia, quella tipica di chi fa le cose con gioia. Quando comincia a suonare è subito chiaro che tutti questi preconcetti devono essere buttati alle ortiche.
Sì, perché hai di fronte un chitarrista a cui non basta suonare Jimi Hendrix con l’acustica, ma lo fa traendone suoni da elettrica, senza alcun artificio elettronico, ma solo grazie alle mani e al talento. Dopo averci prima stupiti con “Purple Haze” dal suo ultimo cd Catch the Spirit (Acoustic Music Records, 2008), attacca anche “With or Without You” degli U2, e sembra che ci sia la celebre band al completo dentro alla sua chitarra e non puoi far altro che inchinarti a tanta bravura, sia per l’arrangiamento quanto per l’esecuzione. Dopo tutta questa energia, Stotzem fa una breve pausa romantica con “Sur Vesdre”, pezzo molto dolce scritto e dedicato alla sua città natale, a cui segue “Jungle”, un brano dirompente in cui chitarra e natura si fondono e nel quale ci dimostra che ogni singola parte di questo strumento può essere suonata, non solo le corde, ottenendo armonie perfette e inusuali. A questo punto propone una rivisitazione blues di “Come Together” dei Beatles, e dopo “Irish Waltz”, dolcissima, ispirata all’Irlanda, si torna a Jimi Hendrix con “Fire” che conclude la prima parte del concerto.
Dopo una breve pausa, lo spettacolo riprende con “Oasis”, un pezzo in cui sonorità arabe e tecniche di esecuzione di influenza americana si fondono con grande armonia. In un crescendo molto equilibrato di brani originali e arrangiamenti di pezzi di grandi autori si arriva a “These Days” di Jackson Browne, canzone delicatissima eseguita con la giovane cantante Géraldine Jonet, con cui ci fa ascoltare anche “No Mercy”, vecchio blues di Gary Davis. Ancora un americanissimo “Swing Medley” per poi concludere con un ultimo e struggente blues eseguito con Géraldine.
Applausi scroscianti e richieste di autografi sono il meritato riconoscimento a questo grande artista, che ci lascia con l’acquolina in bocca in attesa della seconda parte di “Un Paese a Sei Corde” che torna a partire dal 7 agosto. E noi non mancheremo.
Patrizia & Mauro Gattoni