A soli quarantun anni il chitarrista siciliano ha un’importantissima carriera alle spalle, fatta di titoli accademici, di un recente incarico universitario, di world music, di classica, jazz, pop e tutto quello che può venirci in mente. Di formazioni polistrumentali, di collaborazioni con le più importanti orchestre, con grandi interpreti della canzone italiana, e con grandi musicisti di molti Paesi diversi. Ha già pubblicato due CD di sola chitarra oltre a diversi in ensemble, nei quali mostra una tecnica assolutamente eccezionale, unita ad un grande gusto della improvvisazione e della melodia. All’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana, dove lo abbiamo invitato a suonare sul Palco della Torre gestito da noi di Fingerpicking.net, abbiamo avuto modo di passare un po’ di tempo con Francesco Buzzurro e il suo produttore Alfredo Lo Faro, e ne abbiamo approfittato per toglierci qualche curiosità su questo incredibile artista, che ha saputo stupire e commuovere tutto il pubblico che ha avuto la fortuna di assistere alle sue performance.
Tu sei un chitarrista ‘colto’: oltre ai tuoi titoli accademici, insegni chitarra jazz presso il Conservatorio ‘Vincenzo Bellini’ di Palermo: ti sembra normale il grande entusiasmo che suscitano le tue esibizioni presso la cosiddetta ‘gente comune’?
Sì, mi sembra normale perché la gente comune va ai concerti per nutrire la propria anima di buoni sentimenti… in altre parole per emozionarsi, e la chitarra si presta mirabilmente a questo.
Credi che questo possa essere legato anche ad un repertorio, come quello de L’esploratore, che contiene brani di tutto il mondo, ma prevalentemente molto popolari?
La scelta del repertorio è fondamentale. Oggi sono convinto più che mai che occorre valicare il ghetto all’interno del quale molti musicisti si chiudono, a causa di un’ostinata visione unilaterale del fare musica. Credo che si stia perdendo l’imprescindibile dimensione ludica del suonare, la curiosità verso mondi diversi, e questo mi fa pensare che sarebbe meglio sfrondare i brani da ogni orpello cerebrale e intellettualistico se veramente si vuole mirare al cuore della gente. Praticamente bisogna trovare il giusto equilibrio suonando sia per se stessi che per il pubblico.
Vorrei capire perché un chitarrista con le tue qualità, al quale si sono affidate, per esempio, tante star della canzone italiana, sia relativamente poco conosciuto nel mondo dei chitarristi. O meglio, ne ho un’idea: finora hai curato principalmente le collaborazioni, ed è relativamente recente il tuo passaggio ad una più costante attività solistica?
La fama arriva tardi a volte, vedi il mio illustre concittadino, lo scrittore Andrea Camilleri… spero tuttavia di non dover attendere così tanto! Sicuramente vivere in un’isola come la Sicilia ti tiene lontano dalle opportunità che potrebbero fornirti città come Milano, Roma o Bologna… ma non posso lamentarmi delle bellissime collaborazioni che ho avuto fin qui nel jazz, nel pop e nella world music. Forse l’essermi prestato a numerosi progetti, che mi hanno anche fatto crescere parecchio, non mi ha lasciato tanto tempo per puntare decisamente solo sui miei, chissà… adesso però L’esploratore mi sta dando grandi soddisfazioni ed è questa la strada. Intendo dire che il mio fine principale è portare la chitarra classica, suonata con un approccio squisitamente personale, alle grandi platee che forse ancora non ne conoscono le enormi potenzialità.
Quando hai cominciato a suonare, da bambino, avevi dei miti chitarristici? Ne hai avuti, in seguito, e ne hai adesso?
Certamente da piccolo ho avuto anch’io i miei miti… si chiamavano Paco de Lucía, Joe Pass, John Williams… ma non ho mai sentito il loro peso addosso interiormente… anzi, dopo l’ascolto di un bel disco o di un grande concerto live correvo subito a studiare, nel continuo desiderio di migliorare me stesso.
Con quali colleghi chitarristi ti sei trovato particolarmente a tuo agio, e con quali ti piacerebbe suonare?
Tra i chitarristi coi quali ho avuto belle esperienze artistiche devo citare Gigi Cifarelli e Alessio Menconi, entrambi grandi musicisti, e oltre a loro il funambolico Bireli Lagrene e l’americano Richard Smith, con il quale ho appena inciso un CD in duo che presto sarà distribuito anche in Italia. Mi piacerebbe molto suonare con Tommy Emmanuel, Sylvain Luc e Frank Vignola. Con quest’ultimo quasi certamente sarò in tour in Italia a luglio.
Parliamo di chitarre: ti abbiamo visto suonare una Godin, mentre nei CD si sente una classica… i motivi delle scelte? L’impressione è che in Latinus tu suoni anche una archtop: se è così, quale chitarra è?
Le chitarre che uso essenzialmente sono le Godin, sia il modello Grand Concert SA Nylon String che la Archtop Kingpin 5th Avenue. Sono molto contento del rapporto di endorsement che si è instaurato con la casa canadese, e con la Bose per quanto riguarda l’amplificazione dei miei strumenti. Nel disco Latinus, che risale al 1998, ho usato una Takamine EC 132 SC. Ma ovviamente posseggo molti altri strumenti tra cui una Gibson Howard Roberts Fusion, una Ovation Elite e la chitarra alla quale sono sentimentalmente legato da una vita, la classica di Antonino Scandurra.
Mi è sembrato di notare che non fai particolare riscaldamento prima delle tue performance: sembra incredibile, vista la complessità e la velocità da cui sei… eh, eh, ‘affetto’; è stato un caso, a Sarzana, oppure stai tranquillamente a chiacchierare fino ad un momento prima e dopo ‘precipiti’ in tutta quella musica? Cosa consigli di fare ai meno esperti, prima di un concerto?
Mi ritengo molto fortunato per il fatto di non necessitare di particolare riscaldamento prima di un concerto. Direi proprio che non ho alcun problema a suonare ‘a freddo’, a meno che il primo brano non presenti particolari difficoltà tecniche per cui almeno un quarto d’ora di esercizio si dovrebbe fare. In genere credo che il riscaldamento prima di una performance andrebbe sempre fatto, per una questione puramente fisica o anche solo per prendere confidenza con l’ambiente e lo strumento, ma soprattutto per entrare nella giusta dimensione di concentrazione che l’esecuzione di un repertorio complesso certamente richiede.
Nei due album solistici che ho ascoltato, c’è soltanto un tuo brano originale, “Waltz For Mary”, che personalmente ho trovato emozionantissimo e stupendo. Scrivi più per ensemble che per sola chitarra, o possiamo aspettarci nel prossimo futuro anche altri brani originali solistici?
Anche ne L’esploratore c’è un mio brano originale, “Douce valse”, e in effetti mi piace molto scrivere sia per chitarra sola che per ensemble. Si tratta al momento di una scelta di marketing che abbiamo fatto col mio produttore Alfredo Lo Faro, convinti come siamo che prima di proporre un repertorio totalmente originale sia meglio privilegiare l’arrangiamento di celebri brani per affascinare il pubblico che notoriamente partecipa con più coinvolgimento ad un concerto con brani noti. Nel mio cassetto ci sono molti brani originali per chitarra sola, ma non dimentichiamo che anche i brani scritti per altre formazioni sono semplicemente l’evoluzione di un iniziale arrangiamento solistico.
So che – fatto senza precedenti che mi risultino – ti è stata riconosciuta una quota di 22/24 su alcuni dei brani che hai arrangiato: praticamente sei il vero autore della tua “Tico Tico”…
Tutte le volte che rivisito un brano devo necessariamente aggiungere una parte improvvisata, quasi delle variazioni sul tema, diversamente non mi riterrei completamente soddisfatto. A volte le parti originali e le variazioni armoniche che aggiungo sono tali e tante che la stessa SIAE, in riferimento a L’esploratore, mi ha riconosciuto la quasi totale paternità di quei brani che vengono considerati oramai di ‘pubblico dominio’.
A proposito di futuro, so per certo che sono in corso contatti importanti… ti va di parlarne, o vale la scaramanzia dei musicisti?
Mi piace avere sempre dei progetti per il futuro. Da più parti mi chiedono un secondo volume de L’esploratore, di cui certamente verranno pubblicati gli arrangiamenti editi da Fingerpicking.net con la distribuzione della Carisch. Mi piacerebbe continuare la collaborazione con Antonella Ruggiero, magari con un bel disco dove lei possa cantare dei miei brani originali, e in corso d’opera c’è anche un progetto con grande orchestra e repertorio totalmente originale… vedremo. Per adesso mi godo i risultati de L’esploratore e l’intensa attività concertistica che mi porterà a breve a Ferentino Acustica, al Festival Internazionale della Chitarra di Mottola e in giro per il mondo.
Giovanni Pelosi
Francesco Buzzurro suona in concerto sabato 25 giugno a Ferentino Acustica, dove terrà anche una master class la domenica 26 alle ore 10 (info: tel. + 39 348 6521194).Though he’s only forty-one, the Sicilian player has already had a very noticeable career, made of academic degrees, with a new universitary teaching role, of world, classical, jazz and any other kind of music we could recall. His career has been made also of jazz groups, of great orchestras, collaborations with the most famous italian singers and great musicians from many other countries. He already published two solo guitar CDs besides several others in ensemble, where he shows an absolutely outstanding technique, joined with a great taste for improvisation and melody. During the Acoustic Guitar Meeting in Sarzana, where we invited him to play in the ‘Tower Stage’, that was managed by ‘our’ Fingerpicking.net, we had the chance to spend some time with Francesco Buzzurro and his producer Alfredo Lo Faro, and we took the opportunity to ask some questions to this unbelievable artist, who was able to amaze and move the whole audience who had the luck of listening to him playing.
You are a ‘literate’ guitarist: besides your academic degrees, you teach jazz guitar at the ‘Vincenzo Bellini’ Conservatory in Palermo: do you find ‘normal’ the great enthusiasm that your performances obtain by the so-called ‘common people’?
Yes, I find it normal, because ‘common’ people go to attend concerts to feed their souls of good feelings… in other words to feel excited, and the guitar is a proper instrument for that.
Do you believe that this could be also due to a repertory, as that of L’esploratore, that contains songs from all over the world, but mainly very popular ones?
Choosing the repertory is the basic thing. Today I’m more than ever convinced that you have to leave the ‘ghetto’ inside which many musicians close themselves, in a steady unilateral perspective of making music. I believe that we’re losing the necessary game dimension of playing, and this makes me think it would be better playing the tunes without an intellectualistic approach, if your target is people’s heart. Practically, you have to find the right balance, playing both for yourself and the audience.
I’d like to understand why a guitar player with your skills, who’s been chosen, for example, by so many stars of Italian song, is relatively poorly known by the guitar community. Well, should I suppose that’s because you were mainly taking care of the collaborations, and only recently you are making a step in a more steady solo activity?
Fame comes late sometimes, look at my renowned fellow-citizen, the novel writer Andrea Camilleri… however, I hope not to wait so long! For sure, living in an island as Sicily keeps you far from the chances that cities as Milan, Rome or Bologna could offer… but I have to be happy with the fantastic collaborations I’ve had until now in jazz, pop and world music. Letting be me involved in so many projects, it made me grow a lot, but maybe stole time to my own projects, who knows… but now L’esploratore is giving me great satisfactions, and this is the way. I mean that my main goal is to bring classical guitar, played with a very personal approach, to the great audiences, who maybe don’t know yet its enormous chances.
When as a child you started playing, did you have any guitar heroes? Did you have any in the following years, and do you have any now?
For sure I had my heroes as a child: their names were Paco de Lucía, Joe Pass, John Williams… but I’ve never felt them as an inner weight. On the contrary, after listening a good recording, or after a great live concert, I ran to practice and study, in the continuous desire of improving myself.
Who were the colleagues guitar players that you felt particularly comfortable playing with, and who would you like playing with?
Among the guitar players with whom I’ve had beautiful artistic experiences I have to name Gigi Cifarelli and Alessio Menconi, both great musicians, and besides them the amazing Bireli Lagrene and the American Richard Smith, with whom I’ve just recorded a duet CD that will be soon distributed also in Italy. I would like very much playing with Tommy Emmanuel, Sylvain Luc and Frank Vignola. With this last one I’ll almost certainly tour Italy in July.
Let’s talk about guitars: we’ve seen you playing a Godin, while in the CD we can hear a classical guitar… the reasons of your choices? My opinion is that in Latinus you were playing also an archtop: if so, what guitar was it?
The guitars I use are essentially Godin, both the Grand Concert SA Nylon String model and the Archtop Kingpin 5th Avenue. I’m very happy about the endorsements both with the Canadian factory and with Bose, concerning the amplification of my instruments. In the Latinus album, recorded in 1998, I used a Takamine EC 132 SC. But I obviously own many other instruments, among whom a Gibson Howard Roberts Fusion, an Ovation Elite, and the guitar I’ve been loving since one life, a classical crafted by Antonino Scandurra.
It looks to me that you don’t make any warm-up before your performances: it’s incredible, as you are… hee, hee, ‘affected’ by such complexity and fastness; was it a single case in Sarzana, or do you usually stay nicely talking and then fall in ‘all that jazz’? What’s your advice for the less experienced players?
I think I’m a lucky man as I don’t need any particular warm-up before a concert. I’d say I don’t have any problems to start playing without warming up, unless the first tune is particularly hard to play, in that case I practice at least a quarter hour. More generally I believe that a good warm-up should be always done, both as a pure physical matter and to become confident with the place and the instrument, but mainly to get the right concentration that’s requested by a complex repertory.
In the two solo albums I’ve listened to, there is only one original tune of yours, “Waltz for Mary”, that I found very moving and beautiful. Do you write more for ensembles than for solo guitar, or can we expect more original tunes for solo guitar in the next albums?
There is one other original tune of mine also in L’Esploratore, “Douce valse”, and effectively I like writing both for solo guitar and for ensembles. At the moment it’s a choice of marketing, made with my producer Alfredo Lo Faro, as we’re convincted that is better to arrange famous songs to fascinate the audience, who are much more involved in a concert with well known tunes. There are many original tunes on my desk, but also those tunes that were written for ensembles were born as solos and then re-arranged.
I noticed that – I don’t know anything like it – that the SIAE [the Italian Copyright Agency] recognized you as the owner of 22/24 of the rights for some of the tunes you’ve arranged: practically, you are the true composer of your “Tico Tico”…
Whenever I make my arrangement of a tune, I have necessarily to add an improvised part, almost variations on the theme, otherwise I couldn’t feel fully satisfied. Sometimes the original parts and the harmonic variations are so strong and so many that the SIAE itself, as it regards L’esploratore, recognized the almost full fatherhood of those tunes that are now considered of ‘public domain’.
About the future, I know that you’re having important contacts… would you like to talk about that?
I like to have always projects for the future. I’ve been requested for a second volume of L’esploratore, while certainly the arrangements will be published by Fingerpicking.net and distributed by Carisch. I’d like continuing my collaboration with Antonella Ruggiero, hopefully with a beautiful album where she will sing my original songs, and there’s in progress also a great project with a grand orchestra and fully original repertory… we’ll see. As for now, I’m enjoying the results of L’esploratore and the intense live playing, who’ll bring me very soon to Ferentino Acustica, to the Mottola International Guitar Festival and all around the world.
Giovanni Pelosi
Francesco Buzzurro plays in concert on Saturday 25th June at Ferentino Acustica, where he will also hold a master class on Sunday 26th at 10 am (info: tel. + 39 348 6521194).