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L’improvvisazione – Come suonano le note?

Come ho accennato nelle puntate precedenti, queste non sono vere e proprie lezioni, dare esercizi e poi verificarli insieme è molto complicato, cercherò di limitarmi a concetti grossolani ma fondamentali, per dare un’idea di quella che può essere una direzione da seguire negli anni.
Perché per imparare ad improvvisare non bastano giorni, né mesi.

bazzani
Daniele Bazzani durante un concerto

Scusate se ogni tanto mi ripeto, ma cerco di riallacciare i vari discorsi fatti oramai a distanza di mesi, quindi se ripenso a quanto già scritto posso considerare la musica un linguaggio e l’improvvisazione simile a ciò che accade quando parliamo: usiamo parole che conosciamo, le mettiamo insieme seguendo regole grammaticali, parliamo degli argomenti che ci troviamo ad affrontare durante il giorno, non ci portiamo le frasi scritte da casa.
In una parola, improvvisiamo.
Ecco che ci si rende conto piuttosto in fretta che in musica invece abbiamo delle note, un ritmo da seguire e un ritmo a cui e su cui suonarle, degli accordi da tenere a mente, una canzone a cui adattare il tutto. E poi ci saranno la nostra personalità e conoscenza musicale che ci spingeranno in questa o quella direzione.
Un bel casino, non c’è che dire.
Perché a tutto questo dobbiamo aggiungere quelle cose basilari che si studiano all’inizio del percorso come accordi, scale, triadi, arpeggi e via dicendo.
Ma torno a quanto accennato nel titolo, come suonano le note?
Una cosa interessante che molti non fanno è provare a suonare una sola nota sugli accordi che cambiano, una qualsiasi progressione: se avete modo di registrarvi mentre suonate una ritmica fatelo, o prendete programmi tipo Band in a Box o software online come Jam Studio, o basi preregistrate di canzoni famose, va tutto bene purché sappiate su cosa state suonando.
La cosa migliore, all’inizio, sarebbe suonare su una semplice progressione armonica con gli accordi in fila, se siamo in Do saranno: Do / Rem / Mim / Fa / Sol / Lam / Sim5b; se fossero di 7a quindi a 4 voci avremmo: Domaj7 / Rem7 / Mim7 / Famaj7 / Sol7 / Lam7 / Sim7(5b).
A questo punto fate scorrere la progressione e suonate solo la nota Do ascoltando cosa accade, vi assicuro che è molto interessante. Ripetete più volte per sentire bene le sfumature e poi fermatevi a cercare di capire cosa avete fatto, perché avrete in realtà suonato una sola nota ma con sette significati diversi: sull’accordo di Do sarà la Tonica, su quello di Rem sarà la settima minore, su Mim la sesta minore, e via dicendo.
Il passo successivo sarà di fare la stessa cosa con le altre note della scala, alla fine, con solo sette note, ne avrete suonate molte di più. Questo esercizio stimolerà la vostra sensibilità ai ‘colori’ che hanno e danno le note, perché quei sette, semplici pallini neri sul pentagramma, che tendiamo spesso a snobbare, sono in realtà il nostro amico più fidato, il magma da modellare per scolpire nella storia la nostra musica.
Possiamo anche estendere il lavoro alle note ‘fuori’ scala, e se pensiamo al risultato sorprendente già solo su una banale progressione, immaginiamo cosa potrebbe accadere se gli accordi cambiassero sempre, se modulassero e via dicendo.
A questo esercizio possiamo aggiungere complessità per renderlo ancora più accattivante e musicale, suonando magari due note, ad esempio Do e Re, sugli stessi accordi, e alternandole come ci sentiamo di fare, senza pensare a nulla se non alla nostra sensibilità, e poi una terza, e via dicendo. Questo ci dà anche la misura di quanto si possa fare con poche note e un po’ di fantasia.
Mi sono sbilanciato ancora, in effetti questo è un altro esercizio.

PUBBLICATO
Chitarra Acustica, 11/2012, p. 66

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