(di Gabriele Longo) – Sandro Schneebeli, chitarrista, compositore e produttore di Lugano, ha studiato alla Swiss Jazz School di Berna a partire dal 1994. Con la sua vocazione di musicista ricercatore, ha girato il mondo incontrando culture e musicisti di tutti i continenti, per un interscambio artistico e umano assolutamente appagante. Il suo sperimentare e viaggiare lo ha portato a partecipare a diversi progetti musicali e a suonare con numerosi musicisti internazionali di paesi come Stati Uniti, Madagascar, India, Grecia, Italia, Kosovo, Lussemburgo, Gran Bretagna, Perù, Belgio, Spagna e Germania. Nella sua intensa carriera, anche se ancora non lunga, ha potuto collezionare molte apparizioni in vari festival tra cui il Madajazzcar Festival di Antananarivo in Madagascar, il Festival Musica du Mundo di Lima in Perù, il Guitarfestival di Bienne in Svizzera, l’Estival Jazz di Lugano in Svizzera, il Fuerte Ventura Jazz Festival in Spagna. Schneebeli è un musicista versatile, dotato di una grande sensibilità musicale e capacità stilistica, cosa che gli ha permesso di suonare con musicisti di culture diversissime tra loro fra i quali Victor Lewis, Paul McCandless, Bobby Watson, Eugenio Finardi, Giora Feidmann, Rupakam Kulkarni, Claudius Taddei, Robert George, Rahn Krij, Daniele di Bonaventura, John Boutte, Sandy Patton, l’orchestra sinfonica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Recentemente ha creato Concerti al buio, un insolito e divertente modo di ascoltare la musica.
Sandro, ci puoi parlare di quest’esperienza?
Sì, si tratta di fare musica in modo inconsueto, di indurre lo spettatore in uno stato meditativo. Il concerto si svolge in un ambiente reso assolutamente buio da pannelli neri, che coprono qualunque zona da cui possa filtrare la luce. A questo punto gli ascoltatori vengono accompagnati da ‘guide cieche’ nel locale oscurato. Le persone non possono orientarsi, perché non vedono gli altri partecipanti e neppure noi musicisti. In un ambiente completamente buio, del quale non ho potuto avere prima informazioni, sento rumori, suoni, toni, voci e musica con una sensibilità maggiore. I miei occhi sono aperti, ma non vedo nulla. Il duo formato da me alla chitarra e da Max Pizio al sax, al clarinetto contrabbasso e alle percussioni, attraversa atmosfere sonore che attingono alla musica jazz e a quella orientale. Quando inizia il concerto, gli ascoltatori possono riconoscere alcuni strumenti, mentre altri li scopriranno solo col tempo. L’assoluta tranquillità del pubblico deriva dalla grande concentrazione messa nell’ascolto. Oltre ai suoni, non vi sono distrazioni. La presunta distanza dai musicisti cambia continuamente, a seconda del tipo di musica e dell’impiego degli strumenti.
In quali località svolgete questi concerti?
Per adesso in giro per la Svizzera, ma contiamo di andare di nuovo all’estero. Due anni fa, infatti, avevo presentato questo progetto in Egitto, al Cairo e ad Alessandria.
Nel video di presentazione del sito che promuove il vostro progetto, www.event-in-the-dark.ch, campeggia una frase di Antoine de Saint-Exupéry tratta da Il Piccolo Principe che recita: «Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
Sì, ci è sembrata molto calzante per sintetizzare il messaggio che sta dietro questa nostra esperienza.
Nel concerto di questa sera a Villa Vigoni hai suonato essenzialmente una chitarra acustica con l’uso di loop, più qualche ‘oggetto improprio’.
Ho suonato con una chitarra acustica Gwood modello Custom e una classica a spalla mancante del liutaio svizzero Philippe Jean-Mairet, con un manico da 50 mm anziché 52, quindi un po’ una via di mezzo tra quello dell’acustica e quello standard della classica. Per i miei loop ho utilizzato un DigiTech JamMan, per gli effetti un delay BOSS per dare spazialità, un processore BOSS AD-3 Acoustic Instrument Processor per chitarra acustica e un pedale del volume. Come hai potuto notare, in alcuni momenti ho appoggiato la chitarra in orizzontale sulle mie gambe e ho fatto scorrere un paio di palline da minibiliardo su due corde a mo’ di binario. In questo modo produco quei suoni striscianti, liquidi, che contribuiscono a dilatare lo spettro sonoro che in quel momento voglio produrre.
L’effetto era molto suggestivo e non so veramente come l’avrei interpretato se il concerto si fosse svolto al buio! Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?
Riprenderò appunto per la quinta edizione il mio tour di Concerti al buio in India a partire dal 31 ottobre a New Delhi, a Mumbai, a Bangalore e a Calcutta. E poi conto di portare nuovamente in giro il mio progetto Scala nobile con ospite Paul Mc Candless, nonché Solo, il mio concerto solistico.
Complimenti Sandro e in bocca al lupo per la tua intensa attività!
Gabriele Longo