(di Marco Manusso) Il mercato discografico, sempre che ne esista ancora uno, non ama i dischi strumentali e il pubblico sembra essere attratto più dalle parole che dalla musica, ma noi che siamo controcorrente per default sguazziamo felici nella nostra nicchia quando ci capita un CD come questo.
Nel booklet Nazzareno si augura che le emozioni che ha provato componendo e suonando questa musica possano arrivare all’ascoltatore e trasmettergli delle belle sensazioni. Posso garantire in prima persona che le emozioni arrivano immediatamente sin dalla prima traccia (stavo per dire «dal primo solco» poi mi sono reso conto dell’antichità del concetto) e queste emozioni non ti abbandonano durante l’ascolto di tutto il CD, a testimonianza che le dita non sono state mosse solo dai muscoli ma anche dal cuore. Tecnicamente ineccepibile, Nazzareno percorre strade che a lui sembrano essere molto conosciute nonostante le difficoltà offerte dalle tecniche ‘percussive’ e ‘ottomane’… Insomma tutto scorre in modo fluido senza mai incappare nella tecnica fine a se stessa («dopo la prima fase di ‘dipendenza da tecnica’ mi sono disintossicato» mi ha confessato). Il background classico, quello rock-blues e quello jazzistico contribuiscono ad aumentare la comunicazione musicale di Nazzareno, ma quello che più conta è che la scrittura dei brani è sempre molto valida e accurata, e non sembra mai una scusa per lasciar andare le dita su e giù per la tastiera.
Per quanto riguarda il missaggio potrei dire che il riverbero è forse un po’ troppo, ma sono sicuro che a Michael (Hedges) sarebbe piaciuto.
Dietro le quinte l’inarrestabile Massimo Varini (devo ammettere che ho scritto tutto questo dopo aver visto il DVD didattico di Massimo, Come scrivere la recensione di ‘Akustico’…).
Marco Manusso