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Registrare tre chitarre (uguali… anzi, no)

Intervista a Beppe Massara, tecnico del suono di Guitar Republic

Una cosa ho capito nel corso degli anni: registrare la chitarra è veramente complicato. A parte le varie teorie sull’uso della diretta da miscelare con il segnale del microfono (abbastanza? Pochissimo? Per nulla?), anche sul posizionamento del/i microfono/i ce n’è da dire, e ogni tecnico del suono ha le sue convinzioni.

Di fronte a tanta variabilità, penso che non si possa fare altro che continuare a raccogliere esperienze sul campo per ragionarci su. Così, con l’occasione del nuovo album di Guitar Republic (al secolo, Sergio Altamura, Stefano Barone e Pino Forastiere) ho intervistato Beppe Massara, il fonico che ha registrato e missato il lavoro del trio, e che tra l’altro nel caso specifico aveva a che fare con tre fonti sonore molto simili (tre Martin D28), seppure suonate in modo molto diverso. Una differenza di tocco, accordature, parti e oggetti che andava rispettata ed anzi evidenziata in ogni brano. Insomma, un lavoro per nulla semplice nella sua essenzialità.

Beppe Massara, che dal 2003 lavora nel suo Gel Studio di registrazione a Trani (stupenda cittadina in provincia di Bari, nota per la sua bianca cattedrale sul mare), nel corso della sua carriera di tecnico del suono ha realizzato vari lavori per chitarra (di tutti i tipi, classica, acustica, elettrica), incluso il recente Aria Meccanica di Sergio Altamura, che – come anche in Guitar Republic – aggiunge al “normale” fingerpicking l’utilizzo di archetto, ventole, dadi, bulloni, cd e altri oggetti vari per preparare la chitarra.

Perché è così difficile registrare la chitarra?

Mah… se il musicista è bravo, è facile registrare la chitarra. Il musicista bravo ha già il suono nelle mani, poi di solito ha uno strumento buono, è quindi è tutto più semplice, poi io… non devo fare danni! (ride)

Per Guitar Republic come hai organizzato tutto il set up?

Loro suonano uno strumento uguale, che è una Martin D28, e hanno gli stessi sistemi di amplificazione interna, dunque parliamo, più o meno, della stessa emissione sonora, la stessa sorgente come strumento, e quindi ho scelto di utilizzare gli stessi microfoni e preamplificatori per avere lo stesso suono per tutti, anche perché loro cambiano di ruolo spesso nei brani, dove per ruolo si intende che ogni volta uno è più percussivo, o magari suona l’arco…

… e anche quindi di postazione, alternandosi nella registrazione in due stanze separate…

Si infatti, in questo modo anche cambiando le postazioni di registrazione il set up rimane lo stesso. Comunque come microfoni ho usato gli AKG 414, come preamplificatori gli AMEK 9098 disegnati da Rupert Neve, le DI sono invece amplificate con i Sunrise, un sistema piuttosto frequente per i chitarristi acustici, preamplificati con i FOCUS RIGHT ISA 428, che è il nuovo prodotto che deriva dall’ISA 110, sempre disegnato da Rupert Neve. E basta, poi altri piccoli segreti me li tengo per me.

Le tre voci però, pur provenendo dallo stesso tipo di strumento, sono comunque molto diverse chitarristicamente parlando….

Si, ma appunto lì sta alla bravura del musicista, a mantenere delle presenze importanti di suono anche quando fa delle cose, diciamo così, delicate, e poi ovviamente nel missaggio si equilibra ulteriormente.

E la percussione forse è un altro problema per la registrazione, rischia di venire ripresa sbilanciata rispetto alla corda, no?

Si, è per questo che si usa infatti un microfono interno pickup e un microfono esterno su asta; in questa maniera, registrando sempre almeno due tracce per ogni strumento, si ha sempre la possibilità di gestire la cosa in modo ottimale, si riesce a trovare l’equilibrio.

Come deve approcciare la registrazione un chitarrista?

Innanzitutto impadronirsi tecnicamente dello strumento.. Sono convinto che quando si suona bene in acustico con le mani, con un controllo reale, ci sono davvero pochi problemi poi in fase di registrazione. E poi comunque bisogna fare molti ascolti, moltissimi dischi, sia del passato che del presente.

Ci sono differenze con la chitarra classica?

La chitarra classica è più problematica secondo me rispetto all’acustica. Anche una buona chitarra di liuteria, e cioè parliamo di valori elevati, può avere molti problemi timbrici, soprattutto di risonanze.

Cos’è la chitarra per te?

E’ uno strumento infinito, come il pianoforte, dalle capacità timbriche inesplorate. Non esiste un punto di arrivo, e in questo senso secondo me il progetto Guitar Republic è al posto giusto nel momento giusto: è un disco molto innovativo, dove l’innovazione non è semplice sperimentazione, o sperimentazione fine a se stessa, ma è proprio un modo nuovo di intendere lo strumento. Sarà sicuramente un ‘must’ nella collezione dei chitarristici acustici.

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