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Il mondo della musica

In queste pagine racconterò le mie esperienze vissute nel mondo della musica, in piccoli locali frequentati da poche decine di persone, sui grandi palchi dove ho avuto la fortuna di salire a fianco di artisti famosi. Racconterò di chitarre e mandolini, ma anche di uno strumento che mi sta molto a cuore: il bouzouki. Una specie di mandolino di grandi proporzioni con quattro corde doppie, che i greci non accordano a quinte, ma esattamente come le prime quattro corde di una chitarra, un tono sotto: CFAD. Tuttavia nel mondo etnico di Mauro Pagani e di Fabrizio De André il bouzouki doveva evocare sonorità mediterranee e arabeggianti. Ecco il perché delle accordature aperte ADAD o BEBE o addirittura C#F#C#F#, che Mauro usava abitualmente. Ho imparato a suonare questo strumento in un modo singolare, proprio quando ho conosciuto Fabrizio De André.
Fabrizio si affezionava alle persone e non si dimenticava mai degli amici. E non era neanche difficile entrare nelle sue simpatie. Lui ascoltava chiunque e dava spazio a tutti. Non aveva pregiudizi o riserve.
Nell’inverno del 1990 iniziarono le prove della tournèe “Le Nuvole”. Io ero stato reclutato da Mauro Pagani, che era il produttore di quell’album e con il quale già suonavo. Per me era la prima esperienza di quel livello ed entrare nella band di Fabrizio De André, che era sempre stato uno dei miei cantautori preferiti, era come toccare il cielo con un dito.
Il primo giorno di prove, a Milano, mi presentai con tutto il mio armamentario personale, la chitarra elettrica, quella acustica, quella classica, il mio amplificatore Marshall, i miei effetti…
Incontrai i musicisti, alcuni dei quali già conoscevo, Ellade Bandini, il batterista, Naco alle percussioni, Giancarlo Parisi ai fiati, Pierre Michelatti il bassista, Gilberto Martellieri il pianista, Michele Ascolese l’altro chitarrista. Mancava solo Mauro Pagani, …in ritardo.
Nell’attesa pensai bene di presentarmi a Fabrizio, che ancora non conoscevo. Una stretta di mano: “Sono Giorgio, il chitarrista che suona con Mauro. Piacere”. “Ciao” rispose “Piacere. Mauro mi ha detto che suoni un gran bene il bouzouki.”
Rimasi bloccato. Mauro non poteva avermi fatto questo. Che cosa gli aveva raccontato?! Mi guardai intorno disperato per capire che cos’era un bouzouki, ma in realtà non l’avevo mai neppure visto. Presi coraggio e gli dissi “Fabrizio, io non ho mai suonato il bouzouki in vita mia. So suonare la chitarra e se vuoi posso imparare a suonarlo.” Fabrizio era visibilmente contrariato. Naturalmente non ce l’aveva con me ma con Mauro Pagani che non gliel’aveva raccontata tutta giusta.
Per me le prove erano iniziate proprio con il piede sbagliato. I primi giorni furono terribili. Mi sentivo continuamente sotto esame e ogni giorno avvertivo che avrebbe potuto essere l’ultimo. Non fu così. Forse Fabrizio aveva apprezzato la mia onestà, la mia franchezza e dopo una settimana già mi affidava delle parti da suonare proprio con il bouzouki, che nel frattempo mi ero messo a studiare.
Il rapporto con lui si consolidò nel tempo. Nelle tournèe successive, anche quando Mauro Pagani non era più con lui, venni sempre riconfermato e rimasi a suonare chitarra e bouzouki nella sua band fino all’ultimo. Mi diede addirittura la grande soddisfazione di insegnargli a suonare il bouzouki. Lui ci teneva a suonarlo davvero, non a far finta, come avrebbe fatto un altro. E durante le prove della tournèe “Mi innamoravo di tutto” volle che andassi qualche volta a casa sua per insegnargli “Creuza de ma” e “Jamina”. Era molto meticoloso e finché non imparava bene una cosa non l’abbandonava. Al limite della noia ripetevamo le parti decine e decine di volte finché lui non era sicuro che gli erano rimaste in testa.
Da allora fino alla fine suonò sempre quelle parti con il bouzouki in concerto, e sempre con grande precisione.grazie...

I’d like to say something about my experience in the world of music – both in small bars with a few dozen people and on large stages where I had the good fortune to play with famous artists.
I’ll talk about guitars and mandolins, but also about an instrument close to my heart – the bouzouki. It’s a bit like a big mandolin with four double strings which in Greece isn’t tuned in fifth, but just like the first four strings of a guitar a key lower – CFAD. But in the “ethnic” world of Mauro Pagani and Fabrizio De André the bouzouki was intended to evoke a Mediterranean and Arabian atmosphere, which is why Mauro usually tuned it ADAD or BEBE or even C#F#C#F#. I learnt to play this instrument in a rather unusual way – when I met Fabrizio De André.
Fabrizio was a very warm person and never forgot a friend. It wasn’t difficult to get close to him – he listened to everyone and made room for everone without prejudice or reservations.
In the winter of 1990 rehersals began for the “Le Nuvole” (The clouds) tour. I had been recruited by Mauro Pagani who was the producer of the album and who I already played with. This was to be my first experiece at this level, and to play with Fabrizio De André, who had always been my favourite singer-songwriter, was a dream come true.
On the first day of rehersals in Milan I arrived with all my stuff – my electric guitar, my acoustic guitar, my classical guitar, my Marshall amp… I met the musicians, some of whom I already knew – Ellade Bandini, the drummer, Naco on percussion, Giancarlo Parisi on wind instruments, Pierre Michelatti on bass, Gilberto Martellieri the pianist, and Michele Ascolese the other guitarist. Only Mauro Pagani wasn’t there – late.
While we were waiting I thought I’d introduce myself to Fabrizio, who I hadn’t met before. I put out my hand: “I’m Giorgio, the guitarist who plays with Mauro. Pleased to meet you”. “Hi” he replied. “Pleased to meet you. Mauro told me you play great bouzouki”.
I was lost for words. How could Mauro do this to me? What had he said? I looked around desperately searching for a bouzouki, but to be honest I did’t even know what a bouzouki looked like. I summoned all my courage and said “Fabrizio, I’ve never played the bouzouki in my life. I can play the guitar, and if you want I can learn it”. Fabrizio was clearly annoyed, obviously not with me, but with Mauro Pagani who hadn’t told him the entire truth.
So for me the rehersals got off on the wrong foot. The first few days were terrible. I felt as if I was constantly being watched, and that each day could be my last. But it didn’t turn out like that. Perhaps Fabrizio had appreciated my honesty, and after a week actually gave me pieces to play with the bouzouki, which I had begun to study.
My relationship with him grew over time. I was always called for subsequent tours, even when Mauro Pagani was no longer with him, and I played guitar and bouzouki in his band until the end. I even had the great pleasure of teaching him to play the bouzouki. He really wanted to play it properly, and not just pretend as others might have done. During rehersals for the “Mi innamoravo di tutto” tour, he asked me over to his home a few times to teach him”Creuza de me” and “Jamina”. He was extremely meticulous and wouldn’t stop until he had learnt something really well. We would repeat some pieces almost ad nauseam until he was sure he had them fixed in his head.
From then on until the end he always played those pieces with the bouzouki in concert, and always with great precision.

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