Scriver di corde per chitarre acustiche per chitarristi acustici? Idea non male, ma che induce un certo timore in quanto, conoscendo buona parte dei frequentatori di questi lidi, so benissimo che ogni muta di corde presente al mondo (o quasi) è stata presa in considerazione, sezionata, esaminata e torturata al limite delle possibilità umane e materiali.
Senonché – e qui emerge il segno della Vergine, notoriamante rompiscatole – l’ennesima riflessione nottetempo mi ha portato a formulare una domanda a dir poco inquietante, che prontamente pongo alla vostra attenzione: poniamo di avere a disposizione una chitarra, ma una sola, versatile, media nel senso sonoro del termine: una D o una OM, ben fatta, di quelle bensuonanti e venute bene. Una con cui affrontare ogni genere musicale, dal fingerstyle jazz al delta blues: come possiamo dirigere il suono della nostra amata verso territori più confacenti alla specificità della situazione? In breve, possiamo, semplicemente cambiando le corde, ‘modificare’ il suono della nostra chitarra quel tanto che basta per affrontare, al meglio, situazioni diverse? Ripeto: al meglio?
Ragioniamo: esistono una infinità di corde al mondo, di tutte le marche e di tutti i tipi, ma quelle che siamo abituati a maneggiare nel novanta per cento dei casi sono realizzate in bronzo o fosforo/bronzo. Quindi rilancio: possibile che sia la costruzione di una corda a influenzarne la sonorità, come o più della scelta dei materiali? Si può scegliere la sonorità di una corda scegliendo come costruirla? Possiamo variare la sonorità di una corda cambiando ‘solo’ il modo di costruirla?
La risposta che mi sento di dare da subito è un sì, pieno, senza nessun dubbio, corde alla mano. Da qui dunque la segnalazione in oggetto che ci permette anche di sgombrare il campo da un dubbio quanto mai delicato: il prodotto italiano oggi non teme confronti con nessun altro prodotto al mondo; è finito il tempo dei complessi di inferiorità che vedevano una corda italiana (perché di questo si tratta) considerata quasi con tenerezza e sufficenza dagli appassionati d’oltreoceano: oggi le corde italiane sono tra le migliori al mondo e, qualche caso a parte, costituiscono la scelta ideale per appassionati amatori e professionisti che cercano la qualità senza compromessi, sonora e costruttiva.
Senza avere la presunzione di segnalare tutte la corde italiane presenti sul mercato, al momento di chiudere il pezzo è giunta la segnalazione di una nuova ditta del cui prodotto molto bene si dice, la IQS, ma si è preferito individuarne tre che possano essere reperibili facilmente nei negozi o nelle fiere a prezzi più o meno contenuti. Tre marche di cui, se ci sarà discussione, questa sarà sempre basata sulla bontà del prodotto; il gusto personale, ovviamente, potrà indirizzare verso l’una o l’altra, ma siamo certi che quelle segnalate potranno dare soddisfazioni enormi a chiunque voglia investire nel lavoro italiano.
GALLI
Assortimento vasto e completo, sono disponibili addirittura corde per chitarra classica in carbonio e titanio, a costituire un catalogo molto completo.
Abbiamo testato le Rainbow 80/20, corde ‘normali’, classiche bronze 80/20, cromaticamente di un giallo molto vivace, molto ben costruite e molto morbide. Appena estratte dalla scatolina sembrano essere anche molto semplici da piegare, anche se al tatto appaiono più ruvide delle altre corde.
Prima particolarità: montate sulla chitarra hanno restuituito un suono più misurato e meno aggressivo di corde in fosforo bronzo – logico – ma si sono mostrate corde abbastanza forti con più medi, decisamente più potenti delle corde di pari caratteristiche, ricordando le potenti DR appunto, ma con un equilibrio sonoro che potrebbe renderele le corde ‘di riferimento’ da tenere sempre pronte nella custodia.
Sarebbe interessante fare due chiacchiere in merito con i costruttori, ma possiamo riflettere sul fatto che questo ottimo prodotto (e per ottimo si intende una cosa sola) gode di un processo costruttivo che ha qualcosa di particolare: sono ruvide e potenti, perfettamente intonate, molto calde con alti pronunciati. Mi sento di consigliarle a chi suona blues, o a chi ha bisogno di una corda molto stabile e precisa per uso in studio di registrazione.
http://www.gallistrings.com
DOGAL
Probabilmente la corda più famosa e affermata del trio in esame; come anticipato nell’apertura siamo in presenza dell’ennesima dimostrazione che noi italiani possiamo competere davvero ai massimi livelli con chiunque. Avete sentito parlare delle inglesi Newtone e non le avete mai trovate? Nessun problema, ecco pronte le italianissime e meravigliose Dogal Live Round Core.
La caratteristica particolare di queste corde deriva da una scelta abbastanza innovativa: l’adozione di una singolare geometria dell’anima della corde avvolte; la RC148 è infatti una corda ad anima rotonda. La sezione del supporto, su cui si sviluppa a spirale l’avvolgimento, permette di dar luogo a un corpo unico, omogeneo, che risuona più forte, con maggiore dinamica e soprattutto più a lungo. Ciò si spiega con il fatto che fra anima e avvolgimento non esistono spazi ove possa penetrare aria, che può ammortizzare o comunque condizionare a vario titolo la vibrazione sonora, così come non possono trovare sede eventuali esiti di traspirazione dalla mano, causa di precoce ossidazione.
Corde più morbide della media grazie al sistema costruttivo e molto brillanti, piuttosto zin zin se rende l’idea, ma anche ben equilibrate. Quindi ricca di bassi, stabile, ben intonata ed estremamente ricca di armonici; corde dalla sonorità piena e complessa che ritengo in grado di dare quel qualcosa in più allo strumento su cui vengono montate, anche se esclusivamente a causa del gusto personale, tenderei a sconsigliarle su chitarre ricche di armonici. Se è l’equilibrio globale che cerchiamo, queste potrebbero essere le corde perfette per Bourgeois, Collings, ma anche Walden, Seagull, Eko, strumenti che restituiscono la fondamentale prima o insieme all’armonico corrispondente; su chitarre che invece restituiscono l’armonico prima della fondamentale come certe Goodall e certe Olson, le Dogal potrebbero originare una ricchezza di armonici che potrebbe risultare eccessiva.
Offrono una scelta molto ampia in grado di soddisfare ampiamente ogni esigenza. Ogni misura viene fornita con diverse scalature (per esempio nella .012 trovate diversi gauge di bassi – .052, .054, .056 – e così via le .011, .013 ecc.). Aggiungete la sempre grande cortesia e disponibilità del personale e capirete come oggi Dogal sia un marchio di grande professionalità.
Attenzione: decideste di montarle, leggete attentamente le istruzioni sul sacchetto interno, che per chiarire vi riporto: prima mettete la corda in tensione, accordatela (più o meno), poi tagliate la parte in eccesso; prima accordare poi tagliare: l’avvolgimento scorrerebbe sull’anima rotonda e vedreste la corda ‘sfilacciarsi’ tra le vostre mani definitivamente inutilizzabile.
D’ORAZIO
Un altro prodotto Italiano di cui andare fieri: finalmente sono commercializzate regolarmente le Smooth Surface della D’Orazio. Letteralmente “superficie liscia”, anche se la definizione più azzeccata secondo il sottoscritto sarebbe “semiruvide” in quanto la corda non viene costruita avvolgendo intorno all’anima esagonale una lamina piatta (come per le famose D’Addario o la Flat Wires della Gibson), ma un filo rotondo che viene successivamente rifilato per rendere la superficia della corda meno ruvida.
Se aggiungete che il segreto e/o la caratteristica principale della D’Orazio Corde Armoniche è quella di possedere grande morbidezza risultando, al tocco, più morbide di una misura (per esempio le .013 vi sembreranno morbide come delle .012, più o meno), capite bene come queste corde non siano per chitarristi aggressivi, ma coloro che abbiano nella morbidezza anche il loro ‘manifesto sonoro’. Non le ritengo corde aggressive o ideali, come le sopra menzionate Galli e Dogal, e sembrano rendere al meglio su strumenti ‘leggeri’. Ma, appena ricevute e montate su una OM in cocobolo, la chitarra ha assunto sfumature jazz, diventando quasi irriconoscibile, con una potenza e una presenza sui bassi in grado di impensierire una Jumbo in acero. Che accadrebbe se venissero montate su una Jumbo in acero appunto? Ecco… qui ci troviamo in presenza di una corda assolutamente fuori parametro, non paragonabile ad una normale avvolta, aspetto da considerare attentamente, ma se cercate una corda scura, calda, notturna, ricca di medio bassi, ma anche sufficentemente equilibrata, con cui accarezzare i legni della vostra chitarra e le sfumature della vostra anima, non potete esimervi dal provare le Smooth Surface. Personalmente, le adoro.
Aggiungete la cortesia e la competenza del personale della fabbrica, a livelli quasi imbarazzanti, e la disponibilità alla predisposizione di mute personalizzate e otterrete un invito caloroso a mettervi in caccia il più presto possibile.
http://www.doraziostrings.it
Allora, quale corda scegliere? Tutte e tre ovviamente, non mi meraviglierei, infatti, di trovarle assieme nella custodia del professionista e/o dell’appassionato da usare a seconda della situazione, volendo indirizzare il suono della chitarra ora verso l’una o verso l’altra specificità. Ma c’è un ma… mica credevate che le cose fossero così semplici o no?
C’è la corda che va bene per un genere e quella che va bene per un altro? No, c’è la corda che va meglio sull’una o sull’altra chitarra, ed è quindi il binomio ‘corda più chitarra’ che dovete valutare con attenzione.
Tra queste tre marche avete l’imbarazzo della scelta e sovrabbondanza di misure e materiali; considerate che, in genere, le corde al fosforo bronzo tendono a riequilibrare le note alte e basse; se avete una Martin della serie D o una Larrivée, per esempio e volete diventare emuli di Renbourn o di Grossmann sono queste le corde da preferire; se invece vi appassionano Beppe Gambetta e Paolo Bonfanti optate per le bronze. Personalmente mi sono trasferito anche io quasi completamente alle bronze, salvo mantenermi convinto nel dedicare esclusivamente alla J-200 (in acero) le ph-br.
In linea generale bronze, quindi, su chitarre con alti e bassi molto bilanciati come le Gibson in palissandro – o mogano – o le Guild. In ogni caso, mi sento di poter dare un consiglio universale: su qualsiasi chitarra, montate sempre di tutto e di più, sperimentate sempre e comunque, in modo da abituare l’orecchio a diverse sonorità indotte dalla corda e restituite dallo strumento, ascoltate la vostra chitarra a tutto vantaggio vostro e dello strumento stesso, in quanto ogni corda, vibrando in modo diverso, evidenzierà caratteristiche diverse che, pertanto, matureranno meglio e più velocemente. Le diete migliori sono quelle varie e differenziate, non quelle monotematiche.
Questo articolo è in Chitarra Acustica, n. 4, luglio 2011, pp. 48-51.