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Dario Fornara: Un vinile, ma non un LP, un 45 giri

Dario Fornara

Un vinile, ma non un LP, un 45 giri

di RENO BRANDONI

Chi è Dario Fornara? Dovrei iniziare con un elenco di descrizioni, alcune reali, altre frutto dell’amicizia e stima che nutro verso di lui. E sì, perché quando si parla di un amico non si riesce a esprimere un’analisi critica della sua visione artistica. Si è cresciuti insieme, hai sentito e visto di tutto, ed è come stare sotto la doccia aumentando pian piano la temperatura dell’acqua calda. Alla fine non riesci a distinguere il reale calore. Quello che poteva sembrare caldo all’inizio, alla fine risulta quasi sempre tiepido. Ci si abitua a tutto. Allora cerchi la novità, il guizzo geniale, la cosa alla quale non avevi mai pensato. Senza inibizioni si parla di ogni argomento, perché l’amico serve anche per confrontarsi, soprattutto in momenti come questo in cui lo smarrimento è la caratteristica predominante di ogni conversazione. Però è utile, si traggono spunti e idee. Così, una conversazione banale magicamente può trasformarsi in entusiasmante e originale, soprattutto se inizia con una frase inaspettata: «Ciao Reno, sto pubblicando un 45 giri con due canzoni…» Da tempo invitavo i colleghi chitarristi a fare proposte innovative e interessanti, e Dario credo abbia trasformato in realtà la mia speranza. Un vinile, ma non un LP, un 45 giri… che nostalgia! La curiosità mi assale, cerco di scoprire il perché e le tappe del suo percorso. È scaturita così una chiacchierata che ho piacere di condividere.

Ciao Dario, la tua attività pubblica, artistica, sociale e chitarristica è sempre vivace, mentre, e per fortuna, sei molto attento alle pubblicazioni discografiche. Sai che sono un po’ contrario a questo continuo ‘flusso creativo’ che genera CD a profusione. Preferisco poche cose ma interessanti e, soprattutto, qualcosa di innovativo.

Sequeri, il mio ultimo lavoro come solista, è stato pubblicato quasi nove anni fa, da allora a livello discografico non ho presentato più nulla se non un singolo brano inedito, inserito nella compilation Chatelier Guitar Players Collection. Durante questi anni ho comunque lavorato su nuovi brani, mettendo insieme il materiale per un nuovo album, perseguendo l’idea che maturavo da tempo, di dare continuità al precedente Sequeri. Un periodo di cambiamenti nella mia vita personale, superato il quale mi sono reso conto che anche le mie esigenze artistiche nel frattempo erano cambiate, così come quelle del contesto nel quale si inseriva il mio progetto. In un mondo privo di un reale mercato, quello della chitarra acustica, mi sono innanzi tutto chiesto il perché dovessi necessariamente pubblicare qualcosa, in un contesto dove gli spazi e l’interesse, in generale, si stanno purtroppo riducendo progressivamente, mettendo a rischio la sopravvivenza artistica ed economica di tanti chitarristi. E tutto questo a prescindere dalla pandemia che stiamo vivendo. Alla fine è prevalsa, come sempre, la necessità di voler ‘fissare’ un certo momento della mia vita, affinchè ne potesse rimanere una traccia; fermare un mio momento particolare, di equilibrio e sicurezza, che ho raggiunto insieme alla persona che mi sta accanto ed alla quale ho dedicato questo lavoro. Ho sempre attribuito alla musica questo potere, quello di fermare il tempo, anche il mio. Ho quindi pensato che avrei dovuto fare qualcosa di diverso, qualcosa con un impatto emozionale più forte, almeno su di me. Ho scelto i due brani che meglio rappresentavano il mio presente e ho deciso di metterli su vinile, un 45 giri! Ho optato per questo formato perché in fondo era quello che mi serviva, non certo per seguire una particolare tendenza del momento; il 45 giri è lo spazio ideale per presentare due canzoni. Se poi consideriamo il fatto che oggi il lettore cd è praticamente scomparso, soprattutto da automobili e computer, mi è sembrato il ‘supporto’ migliore, fermo restando che avrei dato la possibilità di accedere in modo immediato ai file audio digitali. Una scelta forse audace, proprio come il celebre molo di Trieste, di fronte a Piazza Unità d’Italia, dove una sera d’estate mi sono portato la chitarra per il semplice gusto di suonare in una location meravigliosa, per me e pochi altri, ed ho realizzato che stavo facendo la cosa giusta. Penso che il vinile si sposi perfettamente con la musica di questo lavoro, rappresentandone la sua naturale cornice, la confezione ideale in grado di suggerire qualcosa che va oltre ciò che racchiude.

Ecco le novità di cui parlavo, finalmente una cosa nuova nata da un progetto e un pensiero ben preciso. Poi… la scelta del formato 45 giri mi incuriosisce ancora di più. Parlami dei due brani che contiene.

Il mio 45 giri comprende come detto due brani inediti: “Portata dal vento” e “Momenti di te”. “Portata dal vento” è uno di quei brani che nascono un po’ alla volta e faticano a trovare la giusta forma, forse perché è come uno di quei contenitori nei quali cerchi di riversarci un po’ di tutto, in modo disordinato, senza trovarci lo spazio. Lo avevo già proposto dal vivo in un paio di occasioni, come spesso capita per cercare un feedback positivo che mi aiutasse a completarlo. Diverso è stato per “Momenti di te”, che è stato scritto di getto, un sabato mattina; un brano che mi ha aiutato a mettere a fuoco il senso stesso del progetto e mi ha spinto a dargli questa forma, questa veste.

Dimmi adesso cosa vuol dire fare oggi un vinile. È semplice, è una cosa alla portata di tutti?

Realizzare un vinile è una follia, e non mi riferisco solo ai costi ed ai tempi di attesa. Se poi parliamo di un formato 7” come il mio direi che è anche peggio! Chi stampa vinili in questo periodo si trova carico di lavoro, alcuni lamentano addirittura carenza di materia prima. Insomma, detto tra noi, senza l’intercessione di un caro amico il mio lavoro sarebbe uscito con almeno un anno di ritardo!

Dammi qualche informazione tecnica.

Ho registrato al Digital Lake Studio di Verbania da Alessandro Gallo, bravissimo tecnico del suono nonché chitarrista, ma soprattutto prezioso amico che riesce sempre a gestire le mie paure ed incertezze, in un ambiente che non mi è mai stato congeniale. Abbiamo ripreso il suono della chitarra con una coppia di microfoni Bruek & Kjaer 130V, attraverso un pre Api 3124, piazzati stereofonicamente a circa 60 cm dalla chitarra. Oltre a questi due microfoni un altro Neumann Fet 47, abbinato ad un pre Focusrite Red e ad un compressore Tube Tech CI1b, riprendeva un minimo di ambiente. Il tutto è stato processato con convertitori DAD 24/96. Devo ammettere che dopo tanta cura posta nella registrazione sono rimasto un po’ spiazzato, quando ho ascoltato per la prima volta il risultato finale sulla mia nuova valigetta giradischi (regalatami per l’occasione); ho dovuto riprendere i vecchi 45 giri della mia infanzia, per confrontarli e convincermi che il suono era lo stesso, cosa alla quale non ero sicuramente più abituato! Con ciò voglio sottolineare la qualità dei file audio originali che, chi acquisterà il vinile, potrà scaricare in formato digitale, gratuitamente e direttamente dal sito di fingerpicking.net, utilizzando il qr code presente sul retro della copertina. Allo stesso modo sarà possibile scaricare le tablature dei due brani, un’idea che spero molti chitarristi sapranno apprezzare. Una soluzione innovativa della quale sono molto orgoglioso.

Che strumenti hai utilizzato?

Ho utilizzato la mia piccola chitarra Chatelier Parlor, in abete e acero, una chitarra che ho presentato anche sulle pagine di questa rivista. È un progetto che ho fortemente voluto e che ho suggerito a Gérard e a Philippe Chatelier in base a delle esigenze ben precise: in sostanza desideravo uno strumento estremamente comodo da suonare e con un suono superlativo. Dopo una serie di prototipi sono riusciti a realizzare quello che ritengo lo strumento perfetto per il fingerstyle; sono felice del fatto che in poco tempo i quattro modelli disponibili abbiano trovato un proprietario.

Ci si vede poco in giro, purtroppo i concerti ormai sono una rarità. C’è qualcosa di particolare che stai facendo o organizzando.

La situazione contingente ha decisamente frenato le mie apparizioni live che spero di riprendere presto e con più vigore proprio grazie a questo lavoro discografico. In questi anni ho continuato a scrivere su questa rivista occupandomi prevalentemente di strumenti e, ultimamente, devo ringraziare te e Andrea Carpi per avermi messo a disposizione uno spazio dedicato, “Dario… di bordo”, dove posso condividere con un pizzico di ironia le mie riflessioni, filosofiche – sto scherzando! – e tecniche. Con la mia associazione FingerstyleLife intendo continuare a organizzare l’evento Liutai in Villa, che con soddisfazione si sta conquistando gradualmente un posto di assoluto rispetto nel settore ed è diventato in pochi anni un evento di riferimento per molti professionisti ed appassionati. A questo proposito devo ringraziare pubblicamente Schertler, Savarez e G7th che continuano a sostenere queste mie iniziative. Ho iniziato a collaborare orgogliosamente anche con Eko Guitars, tenendo alcuni seminari in scuole di musica ed organizzando un Eko Day all’interno della rassegna Un Paese a Sei Corde. L’attività di dimostratore e il proporre workshop rappresentano il mio ambiente di lavoro ideale, mi piace condividere la mia passione sul campo, con la gente. Che si tratti di un concerto o di un seminario ho bisogno di prendermi il mio spazio, ho bisogno di poter gestire la situazione a modo mio, mentre i miei tempi di reazione sono diventati abbastanza veloci, del tipo: mi collego e suono.  Artisticamente non mi piacciono molto i social, anche se li ritengo ormai fondamentali per promuovere qualsiasi tipo di attività. Del resto non sono fotogenico, e nemmeno la mia musica lo è mai stata! È diventato un mondo troppo effimero, fatto per compiacere a tutti i costi, ed appagare spesso il proprio narcisismo, musicale e non. Chi mi conosce sa che sono una persona diretta, sincera e concreta, come la mia musica. O forse più semplicemente una persona che ha accettato da tempo i propri limiti, come uomo e come chitarrista, per questo non ho più paura di espormi per mostrarmi così come sono realmente!

Parlami delle tue chitarre, ho visto che ne hai parecchie.

La mia casa è piena di chitarre, ma non sono un collezionista compulsivo: le uso tutte. Le mie preferite sono la Chatelier Parlor, che ho utilizzato per questo disco, la mia storica Chatelier ‘New Baby’ in cedro e curly walnut, una Martin 000-42, una baritona Illotta, una Lowden S38, una Eko WOW in cocobolo, un’economicissima Eko One ST. Possiedo poi una OM Piccione, una piccola classica Venturin e un paio di Schertler con corde in nylon. Negli anni, anche grazie a varie collaborazioni con liutai ed aziende, ho potuto completare il mio parco strumenti con quanto necessario a soddisfare le esigenze del mio lavoro, come musicista e semplice appassionato, anche se una bella Collings o una vecchia Gibson archtop nella mia rastrelliera ci starebbero proprio bene! Sono un vero appassionato che divora ogni libro e pubblicazione in materia, da sempre. Ricordo i primi anni ’80 e le prime riviste del settore: Strumenti Musicali, Fare Musica, European Musician, Guitar Club, Chitarre… le compravo regolarmente tutte! Prima della mia ‘conversione acustica’, avvenuta circa 20 anni fa, suonavo esclusivamente elettrico, ho avuto i miei periodi, dal liscio all’acid jazz, ma soprattutto e per lungo tempo hard rock. Oltre alla musica, che è più volte cambiata nell’arco della mia vita, è rimasto costante l’insaziabile interesse verso lo strumento in sé, ed ogni aspetto tecnico che lo riguarda. Oggi, parlando di chitarra acustica, mi accorgo che è esattamente la stessa cosa. Scrivere di chitarre su questa rivista mi ha poi aperto un mondo; molti lettori mi chiamano e mi chiedono dei pareri, condividendo delle loro opinioni. Anche con alcune aziende e costruttori si sono create delle situazioni di collaborazione, a vari livelli, una grande soddisfazione, una porta che lascio sempre aperta.

Continui a esercitarti, a studiare o sei concentrato solo sulla composizione?

Ho un particolare approccio verso lo studio, in passato ho frequentato l’accademia musicale Lizard e ho passato molto tempo copiando e cercando di assimilare lo stile dei chitarristi che più mi piacevano. Ora però, e da molto tempo, lavoro praticamente solo sulle mie cose, sui miei brani, cercando di dare la giusta voce alle note che suono. Tutti i miei sforzi tecnici sono incentrati sul timbro, sulla dinamica, sull’espressione. Ho completamente abolito il thumb pick, mentre le mie unghie rivestite in acrilico hanno ormai raggiunto una lunghezza imbarazzante: a loro non posso più rinunciare, perché mi permettono di ‘spingere’ al massimo lo strumento, sfruttandone appieno la dinamica. Per me studiare vuol dire spegnere le luci e calarmi in una mia realtà virtuale che mi porta a simulare il concerto che dovrò affrontare. Suono i brani rispettando la scaletta, una sola volta e con la massima concentrazione, perché poi, dal vivo, so che non avrò la possibilità di ripeterli. Mi preparo a vivere in modo rilassato la fobia dell’errore, chiudendo la mente a ogni distrazione che potrebbe arrivare dall’esterno. È un esercizio che fa bene anche alla vita, in generale, perché ti allontana per un momento dalle preoccupazioni, quelle vere, quelle più brutte. In generale vivo la musica con entusiasmo e gratitudine, un regalo dal quale attingere gioia ed equilibrio, qualcosa che andrebbe insegnato nelle scuole, ma questo è un altro discorso.

Come facciamo a seguire le tue attività e a scoprire dove ti esibirai con il tuo nuovo progetto?

Quest’anno ho rifatto il mio sito web (www.dariofornara.com) dal quale è possibile seguire tutte le mie attività musicali. Un lavoro che avevo fino ad ora delegato ad altri, ma che, approfittando della clausura imposta dal lockdown, utilizzando una nota piattaforma ho realizzato personalmente. Adesso vorrei solo dedicarmi alla promozione di questo nuovo lavoro, che ho pensato di presentare in una veste minimalista; ho temporaneamente abbandonato pedaliere ed effetti per riscoprire il piacere di usare una semplice chitarra, al limite utilizzando un microfono e un piccolo amplificatore. Dove sarà possibile, sarà così che mi presenterò, il resto lo lascerò raccontare alla musica.

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Dario Fornara, “Portata dal vento” / “Momenti di te”, 45 giri, FNET-094.

 

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