Chitarrista e compositore flamenco, Livio Gianola è dotato di una tecnica formidabile che usa esclusivamente per la sua espressività. Di formazione classica, è stato folgorato sulla via del flamenco – quando studiava al Conservatorio di Bergamo – dopo aver ascoltato un disco di Sabicas, grande chitarrista che portò il genere andaluso al di fuori dei confini della Spagna.
E’ con giusto orgoglio che viene riconosciuto come l’unico chitarrista non spagnolo ad aver scritto musiche flamenco per il prestigioso Ballet National de España.
Gianola suona la chitarra a 8 corde che presenta due note basse aggiuntive (un Si come settima corda e un Fa diesis come ottava corda). Ne è diventato un vero maestro riuscendo a rimodulare su una tastiera così poco agevole tutte le diteggiature flamenche e nel contempo ad ampliarne la tavolozza sonora, già di per sé ricca.
Tavolozza sonora che, con questo disco della fine del 2014, è di grande e raffinata qualità. Il compositore va di pari passo con il chitarrista, l’uno cerca e anticipa l’altro in un susseguirsi di arpeggi, rasgueados, alzapúa, ligados, picado. La varietà armonica e melodica dei brani di Gianola giustifica il sottotitolo del Cd, perché pur rimanendo nel solco della musica andalusa, alcuni brani si prendono la libertà di volare verso atmosfere latine meno stilisticamente definite (“La Latina”, “Vida”), ma di grande fascino ed eleganza espressiva. A cui contribuiscono validi musicisti, come Ntjam Rosie al canto, Bart Fermie alle percussioni, Aram Kersbergen al basso, Flaviano Braga al bandoneon, Stefano Lanza al flauto e Arlia de Ruiter al violino.
Un bel disco, colto e lieve, dalle sonorità suggestive, intense.
Una ‘lezione’ di come la chitarra possa incantare… e cantare.
Gabriele Longo