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Martin HD-28 – Impressioni di viaggio

(di Sergio Arturo Calonego) – La ‘verità’ è che non nasco giornalista né chitarrista, quindi questa chiacchierata sulla Martin HD-28, una chitarra che per la verità conosco molto bene, potrebbe non essere appropriata. Mi è piaciuto darle un taglio più informale, da ‘club’, se mi passate l’immagine. Perché la recensione di uno strumento è sempre un terreno insidioso. Da lettore mi chiedo sempre che tipo di musica suoni chi sta scrivendo, quali tecniche utilizzi. Suona in piedi o seduto? Tutti fattori che possono valorizzare o viziare una recensione. Consapevole di questo, più che una recensione vera e propria ho pensato di condividere le mie impressioni su questa chitarra, che non è particolarmente utilizzata in ‘area fingerstyle’ ma che, guarda la vita che scherzi si inventa, è diventata la mia chitarra da concerto accompagnando il mio viaggio proprio nel mondo del fingerstyle.

Martin HD-28 - foto di Fabio Beretta
Martin HD-28 – foto di Fabio Beretta

‘Baby’ è una Martin HD-28, ha sei corde, un manico e tutto il resto al suo posto, come le altre chitarre. Al di là di differenze estetiche, direi che una Martin HD-28 è grosso modo una Martin D-28 – parlo di quelle standard odierne, perché sulle pre-war bisognerebbe aprire un capitolo a parte – ma è equalizzata diversamente. I bassi di una HD-28 sono più gonfi e lussureggianti (lush) rispetto a quelli più reattivi e asciutti (straight) della sorella D-28. Questa è una differenza importante, perché una HD-28 tende ad abbracciare l’esecutore, mentre una D-28 tenderà ad essere più scattante e dinamica. Questo non significa che con una HD-28 non si possano suonare brani che chiamano un approccio dinamico, ma che – conoscendo voi questo lato del carattere della vostra compagna – la dovrete ‘accompagnare’ e comportarvi di conseguenza. Molto adatta ad accompagnare il canto, una HD-28, infatti, sa essere una chitarra fingerstyle assolutamente credibile e godibile se avrete l’accortezza di scegliere corde giuste, curare l’impostazione della mano destra e – azzardo – la vostra stessa postura. Tutti dettagli che sono spesso il vero motore del suono delle nostre amate chitarre.

Martin HD-28Detto questo, la HD-28 risulta essere una chitarra molto facile da utilizzare in concerto, perché nasce già ‘pronta’ in quanto equalizzata naturalmente a ‘V’, cioè ‘scavata’ sulle frequenze medie. Nella mia esperienza ho notato che basta chiedere al fonico di abbassare leggermente le frequenze basse, o farlo voi stessi se la vostra D.I. ha una sezione EQ, per ottenere un suono molto presente ed equilibrato, senza bisogno di lavorarci troppo. Sembra un paradosso ma proprio per questo motivo, in sala di registrazione, diventa un po’ più difficile da gestire rispetto alla sorella D-28. Per registrare con una HD-28, infatti, bisogna stare un po’ più attenti al posizionamento dei microfoni, proprio per attenuare l’effetto boom di questo chitarrone.

A livello assolutamente personale, utilizzare questa chitarra mi ha permesso di capire che la mano destra è veramente il miglior equalizzatore disponibile sul mercato. Il manico è un classico 43 millimetri, non è il preferito dal chitarrista fingerstyle, che richiede spazi più ampi fra le corde. Ma fingerstyle significa tante cose e Michael Hedges, Paolo Giordano, Pino Forastiere, Sergio Altamura e Stefano Barone hanno scritto musica stupenda utilizzando manici di questo tipo.

HD-28Una riflessione interessante che mi piace condividere riguarda l’aria. Premesso che la chitarra perfetta non esiste e che i punti di forza di una parlor non saranno mai, per definizione, quelli di una dreadnought e viceversa, personalmente ho potuto permettermi con questa chitarra di regolare l’action davvero bassa, senza dover rinunciare troppo a volume e presenza. Questo è possibile proprio perché una dreadnought di aria ne muove tanta. Nella mia esperienza personale il tutto si è tradotto con il massimo della godibilità nel suonare, non ho perso troppo volume e il mio strumento ha acquistato molto in termini di equilibrio complessivo.

Va detto che solitamente questa chitarra, e un po’ tutto il mondo dreadnought, a torto o a ragione corteggiano le fantasie di chitarristi bluegrass o flatpiking, e proprio per questo motivo nei negozi le troverete regolate ‘alte’ e abbastanza ‘dure’; ricordatevi che i liutai sono i migliori amici dei chitarristi.

Mi piace dirvi, per concludere questa chiacchierata su questo cavallo di razza, che se avete intenzione di suonare senza plettro questa chitarra può essere davvero una rivelazione, perché le catene scalloped rendono la tavola molto sensibile e non c’è bisogno di esercitare troppa forza per farla muovere. Tutto questo per dire che una Martin HD-28 è la chitarra adatta al fingerstyle? No, direi di no. Direi che questa è una chitarra che ha sei corde, un manico e tutto il resto al suo posto, come le altre chitarre, e che la scelta dello strumento che volete accompagni il vostro viaggio deve essere vostra. Le recensioni e i pareri sono importanti, ma non rinunciate mai alla libertà di scegliere voi come volete viaggiare. E quindi, buon viaggio!

Sergio Arturo Calonego

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