
Lo so che non dovrei parlarvi di attualità. Non dovrei continuare il quotidiano bombardamento televisivo di opinioni, che ormai non risparmiano più nessuno e che vedono spesso come protagonisti oratori inutili, marionette ben vestite che chiacchierano (il termine giusto è proprio questo!) della crisi, senza aver bene in mente di cosa stiano parlando, ma sapendo per certo che otterranno consensi al solo nominarla, dichiarandosi vittime della difficoltà quotidiana del sopravvivere.
Ormai non sono più solo politici falsi e inconcludenti, ma si aggiunge alla lista dei validi ‘opinionisti’ qualunque genere di personaggio che svolga qualsiasi tipo di attività o professione. Basta apparire in TV ed essere un minimo riconosciuto, per poter avanzare l’idea di un movimento civile a difesa di chi non riesce ad ‘arrivare a fine mese’. E giù urla e insulti. Avere il coraggio di insultare pubblicamente una persona non è più cattiva educazione, ma dimostrazione di coraggio, saggezza e determinazione.
Così i ‘pupazzi’ si cambiano di posto per confonderci le idee, mentre la giostra gira e ognuno cerca di sporgersi per afferrare il ‘totem’ della vittoria, che gli consentirà un altro giro.
Non è più questione di destra o sinistra, di ideologie e princìpi da difendere, è una gara per chi c’è e per chi tenta di rimanere. Avete in mente quei rodei dove vince chi sta in sella a un toro scatenato per più tempo? Ecco, questa è la gara, si misurano i minuti passati in televisione a ripetere le stantie battute, a cercare il collega simpatico che permetta più audience ed esposizione. Così Crozza scommette su Razzi e lo trasforma quasi in una star. Il senatore approfitta della notorietà per esibirsi cantando in un imbarazzante videoclip ‘ufficiale’, in cui evidenzia il contrario dell’arte e della comunicazione. Anni di studio e speranze, ricerca di qualità e professione frantumati in soli due minuti.
Noi invece, che ci vanteremmo di essere veri ‘artisti’, dobbiamo usare le virgolette per descrivere la nostra attività. In nome della crisi non abbiamo spazi in cui esibirci e, se li troviamo, sicuramente dovremo comprendere il dramma che vive la nostra nazione e ‘abbassare’ le nostre pretese, certamente (per definizione) non in linea con l’attuale austerity. Ma questo riguarda solo noi che vogliamo vivere di musica e che abbiamo scelto, innamorati del nostro mestiere, di essere disoccupati per professione e non per scelte altrui.
Qualcuno ha urlato (come ho già detto, questa nuova modalità comunicativa sembrerebbe rafforzare le idee) che avremo una scuola nuova, perché nella scuola è riposto il futuro della nostra nazione. Così, alla fine del discorso, dopo inutili interminabili applausi, i ragazzi della Accademia di Santa Cecilia si esaltano, ci credono e, per rendere omaggio all’oratore, iniziano a suonare. Erano stati invitati per concludere degnamente lo speach del nostro premier: più musica nelle nostre scuole! Invece, il direttore d’orchestra non trova posto, spintonato dalla folla che deve toccare il ‘santo’ sperando di farsi ‘ungere’… e sono certo che, se lo toccasse davvero, il fatto accadrebbe! I ragazzi iniziano la loro musica per rendere omaggio, ma vengono sopraffatti dalla folla che, tra selfie, pacche sulla spalla e convenevoli, li ignora…
Ora l’ho capita la nuova scuola. Ho capito il valore della musica e il peso che le si vuole dare. Ho capito come la cultura sia il fondamento della nuova generazione. Ieri mio figlio, al primo anno di università, ha seguito le prime due lezioni ed è stato invitato, giustamente, a comprare i libri per iniziare il suo percorso di studio. Avrebbe potuto (dovuto?) scaricare semplicemente e gratuitamente dei PDF (visto il costo delle tasse universitarie… e non mi parlate della nuova ISEE!), invece ha dovuto acquistare i libri cartacei spendendo una cifra ‘irreale’. Così l’arte e la cultura vengono ancora una volta ignorate, calpestate, abbandonate al loro triste declino.
Questa rivista non ha mai ricevuto un contributo. Il costo di stampa è quasi equivalente al costo di copertina. È solo una follia sorretta da una incontenibile passione, che sopravvive grazie alla determinazione di chi crede ancora in un ideale.
«Stay hungry, stay foolish».
Buon fingerpicking!
Reno Brandoni