(di Patrizia Mattioli e Mauro Gattoni) – La nona edizione di Un Paese a Sei Corde è stata decisamente ricca, se non dal lato economico, almeno per quanto riguarda i nomi e la qualità dei musicisti che gli instancabili organizzatori – Lidia Robba e Domenico Brioschi – sono riusciti a mettere in campo. Con la bellezza di 24 concerti, la rassegna ci ha tenuto compagnia per tutta l’estate, senza mai lasciare soli gli appassionati di chitarra, nemmeno per un fine settimana. Con la sua consueta formula itinerante, ha ormai abituato il pubblico a scoprire ogni sera un nuovo artista (e a volte più d’uno) in luoghi sempre diversi, caratteristici e particolari. Però, quest’anno, il clima ha fatto le bizze e Lidia e Domenico sono stati quasi sempre costretti a ricorrere al ‘piano B’. Niente panorami lacustri e giardini incantati, dunque, ma tante chiese, oratori, teatri e persino una cantina. E, nonostante le intemperie, il pubblico è sempre stato numeroso, aggiungendo di volta in volta sempre nuovi volti a quelli dei fedelissimi di Un Paese a Sei Corde.
Primo giugno e primo concerto. E subito una domanda sorge spontanea: ma cosa ci fa Un Paese a Sei Corde a Quarna Sotto, paesino arroccato sopra il lago d’Orta e noto in tutto il mondo per la fabbricazione di strumenti a fiato? È presto detto: unendosi alla locale manifestazione Quarna “Un Paese per la Musica”, è riuscito a portare in questo nostro angolo di Piemonte un duo di musicisti di altissimo livello, formato da Antonio Calogero alla chitarra e da Paul McCandless ai fiati, appunto. La sala dell’Auditorium del Museo etnografico e dello strumento musicale a fiato, stracolma nonostante i molti tornanti necessari a raggiungerlo, ha accolto un concerto elegante e curato nel dettaglio di ogni singola nota, che ha riunito il mondo della chitarra classica con quello più prettamente jazz.
Una settimana dopo è stata la collaborazione con un altro festival molto affermato in zona, Ameno Blues, a permettere di godere di una serata di puro divertimento, in compagnia del Paolo Bonfanti Trio. A vederli, i musicisti, sul minuscolo palco tra gli alberi dello spettacolare Parco Gotico di Ameno, facevano pensare a una di quelle orchestrine da festa campestre, con la fisarmonica di Roberto Bongianino, Paolo Bonfanti alla chitarra e voce, e la piccola batteria di Alessandro Pelle. Ma, anziché mazurche, ecco un blues allegro e scatenato, da far venir voglia di ridere e ballare. E quando sul palco è salito, ospite inaspettato, Thomas Guiducci, per un attimo è sembrato che i musicisti fossero appena saltati giù da un treno polveroso nel Far West per fermarsi a suonare. Il parco stracolmo di gente, in quella che sarebbe stata l’unica vera serata estiva di tutta la stagione, è diventato un luogo magico quando la corrente è saltata e i nostri hanno continuato a suonare in acustico, senza scomporsi, alla fioca luce di un unico faro rimasto miracolosamente acceso. Grandi! Sabato 14 giugno è cominciata “Liutai sul lago”, la minirassegna voluta e promossa da Dario Fornara (direttore artistico della sezione acustica del festival) insieme a Fingerstyle Life e Schertler, che ha visto – per tre settimane di seguito – artigiani specializzati in strumenti di diverso genere offrire un concerto di un artista che suonasse le loro chitarre. Il primo è stato Mirko Borghino che, dopo un interessantissimo pomeriggio alla scoperta delle sue meravigliose chitarre archtop in compagnia di un folto numero di appassionati e alla presenza di Maurizio Brunod, ci ha portato nientemeno che Francesco Buzzurro, che ha suonato nel delizioso Teatro degli Scalpellini di S. Maurizio d’Opaglio. Il brutto tempo non ha consentito di far risuonare le note della sua nuovissima BB1, appena consegnatagli da Borghino, nel bel cortile della sede di Una Finestra sul Lago.
Il grande chitarrista ha regalato un concerto elegante e divertente, incantando tutto il pubblico con la sua musica meravigliosa che è risuonata sopra il temporale.
Tutt’altra musica quella che Gabriella Perugini ci ha fatto ascoltare il 21 giugno, stavolta all’aperto, grazie alla giovanissima Silvia Zanchi, liutaia specializzata nella costruzione e nel restauro di strumenti a pizzico dal sapore antico e di meravigliosa fattura. Con lo spettacolo “Transliutando”, la Perugini non ci ha regalato solo uno splendido concerto, magistralmente suonato, ma anche una vera lezione di storia della musica, incredibilmente piacevole e coinvolgente. Al termine della serata liuti, arciliuti, tiorbe e vihuele non avevano più segreti, insieme a un po’ di gossip sulle varie corti europee attraverso i secoli. Fino alla straordinaria chitarra barocca della Zanchi. Grazie di cuore a chi ha reso possibile la realizzazione di questa esperienza indimenticabile.
Una settimana dopo, nell’ultimo appuntamento coi liutai, abbiamo conosciuto Max Monterosso, che si è rivelato una fonte inesauribile di informazioni tecniche sulla fabbricazione delle chitarre e, soprattutto, appassionato costruttore di chitarre arpa. Ed è con una delle sue creazioni che Francesco Faldani ha suonato. Altissimo e mancino, così riservato da sembrare timido, appena salito sul palco del Teatro degli Scalpellini (eh sì, anche stavolta ha piovuto…) e imbracciata la chitarra, si è trasformato in un concertista disinvolto e sicuro, padrone assoluto della scena, che ha messo a frutto la sua formazione classica e polistrumentale per costruirsi un percorso chitarristico volto più alla ricerca armonico-melodica che alla spettacolarizzazione tecnica. E il risultato è stato un concerto piacevole e rilassante, in cui godersi della bella, semplice, musica, in un armonico alternarsi di sue composizioni e omaggi ai suoi chitarristi preferiti.
Il 29 giugno ecco una di quelle occasioni che andrebbero prese al volo, perché non è facile che dalle nostre parti capitino tanto facilmente certi mostri sacri del panorama musicale. E invece il concerto di Enrico Rava, tromba, e Maurizio Brunod, chitarra, al Teatro Rosmini di Borgomanero in collaborazione col neonato Jazz Club, ha visto parecchi – troppi – posti vuoti rispetto all’importanza dell’evento.
Peccato. Ma per chi c’è stato, i due musicisti hanno offerto uno spettacolo memorabile. Un Rava in splendida forma, con l’energia sbarazzina e sorniona dei suoi lunghi capelli bianchi, ha duettato mirabilmente con Brunod, abile nel dare una veste nuova ai brani della produzione del trombettista con la sua chitarra, ora elettrica, ora classica, qualche effetto e tanta inventiva utile a seguire i passaggi improvvisati dalla genialità del suo compagno.
Patrizia Mattioli & Mauro Gattoni