Autoproduzione e tecnologie di sopravvivenza
(di Francesco Manfredi) – Cari musicisti e artisti indipendenti, come va? Avete passato delle buone vacanze? Nel momento in cui scrivo l’autunno sta scendendo sul mio umore di solito solare, lo accetto. Come abbiamo visto nella scorsa puntata, fa parte del gioco sentirsi un po’ giù ogni tanto. Ma dopo un po’ di sana commiserazione all’italiana, si parte per un nuovo tutorial su YouTube, un metatutorial, cioè un tutorial che riflette su se stesso. Come un film che parla di film o un libro che parla di libri, a volte si crea un corto circuito che è però utile per fare autocritica.
Molti di voi che leggono questa rubrica sono probabilmente artisti aperti a tutto, non solo alla chitarra e alla musica, ma anche alla comunicazione in genere e alla didattica. Quale mezzo più potente conoscete per comunicare e insegnare se non un bel video? Leggevo poco fa che l’85% delle aziende che usano il video nella loro strategia di marketing aumentano il fatturato.
Che c’entrano i musicisti col marketing? Tutto.
Il marketing è comunicare i benefici di un prodotto o servizio, l’arte è comunicare una visione del mondo.
Va bene, mi sto allargando troppo, torniamo in carreggiata e veniamo ai trucchi di oggi per migliorare i nostri video, musicali o didattici che siano.
1. Diffondere la luce
Dagli albori della fotografia avere una finestra a Nord è stato un trucco per ottenere una luce diffusa e meno mutevole nel corso della giornata. Usando poi dei pannelli riflettenti, si possono ammorbidire le ombre e dare un tono più allegro ai nostri video. Se invece si vuole un tono drammatico, allora basta una sola fonte di luce che illumina solo metà del viso come nei film noir, ma non credo che sia il nostro caso.
Se non abbiamo una finestra a Nord, dobbiamo aiutarci con luci artificiali: le migliori sono quelle a incandescenza come rapporto qualità/potenza/costo, ma scaldano e consumano tanto. Allora uno o più faretti a LED di nuova generazione possono fare al caso nostro, specie quelli con LED inclinati o al fosforo, che diffondono la luce molto meglio e hanno un CRI (Color Rendering Index) superiore al 95%. Se i faretti sono usati insieme alla luce naturale, la temperatura dovrebbe essere intorno ai 5600 kelvin; se usati insieme alle luci a incandescenza, invece, la temperatura va impostata a 3200K.
Al di là dei numeri, è sempre meglio verificare a occhio se il monitor della telecamera vede quello che vediamo noi con il bilanciamento automatico del bianco, altrimenti meglio fare il bilanciamento manuale con un foglio bianco o una grey card, cioè un pannello col grigio al 18%, il cosiddetto neutral grey, che corrisponde alla pelle umana caucasica.
Se vi trovate a riprendere un concerto di altri musicisti, o addirittura vostro comandando telepaticamente la telecamera, meglio il bilanciamento del bianco automatico, perché spesso le luci cambiano molto durante la serata, specie quando il fonico si annoia e si improvvisa tecnico delle luci!
2. Assorbire il suono
Sul suono forse il mio linguaggio vi sarà più familiare. Anche qui, vale la regola di ascoltare in cuffia il suono dei microfoni e confrontarlo con quello che si sente al naturale nella stanza senza amplificazione, ma questo già lo sapete. Allora mi limito a suggerire per il parlato un microfono a clip, che spesso viene sottovalutato dai musicisti, me compreso. O meglio, siccome la chitarra e la voce cantata spesso sono più belle col riverbero, ci dimentichiamo che per il parlato è vero il contrario: più vicino è il microfono, più intimo e caldo è il suono.
Chi di noi è cantautore, può preferire un microfono a condensatore per il cantato e poi optare per una voce alla Elvis Presley, usando a proprio vantaggio l’effetto di prossimità (aumento dei bassi dovuto alla vicinanza con il diaframma del microfono cardioide), oppure alla John Lennon con molto slapback delay (eco con poche ripetizioni a 20-40 millisecondi dal suono diretto). Ma il principio è lo stesso: più il suono è pulito, più è facile correggerlo e abbellirlo in fase di missaggio.
Quindi, avanti con pannelli piramidali e trappole per i bassi per assorbire il riverbero delle nostre orrende stanze cubiche (la peggior forma possibile in fisica acustica), e mai usare il microfono della telecamera per il parlato, perché di solito è più lontano di un metro dalla bocca. Usare invece, per il parlato, microfoni a clip (anche quello del telefono va bene se si riesce a nasconderlo) oppure microfoni direzionali a ‘canna di fucile’. E per noi che siamo in trincea da sempre quale miglior microfono potevano inventare?
Bene, ‘spero che mi sono capito’ come diceva un sottufficiale quando ero in collegio militare. Diffondere la luce e assorbire il suono. Sembrano antitetici come consigli, ma forse proprio per questo ve li ricorderete a lungo, almeno finché saremo vivi e arrabbiati nelle nostre trincee!
Per guardare il video tutorial legato a questo articolo:
youtube.com/acoustictellers
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