(di Mario Giovannini) – Giovane, carina e… molto occupata, Greta Merli appartiene a una nuova generazione di musicisti di cui ci piace parlare. Ragazzi e ragazze eternamente in movimento, concreti, con i piedi ben piantati per terra, ma con tante idee e progetti a non finire. Facciamoceli raccontare dalla diretta interessata.
Ciao Greta, per cominciare ci racconti una versione ‘concentrata’ delle tue esperienze musicali?
Ho iniziato da piccola con il pianoforte e il canto; ma ovviamente presto è uscita l’esigenza e il desiderio di avvicinarmi a quello che poi è rimasto il mio strumento. Ho studiato chitarra classica e poi mi sono dedicata completamente alla musica moderna, con elettrica e acustica. Dopo alcuni anni di preparazione a tutto tondo, anche sull’armonia e sull’arrangiamento, ho iniziato a insegnare e ho deciso che ‘da grande’ avrei fatto la musicista. Ho collaborato con Simone Ricci, che è stato il mio maestro per eccellenza, in un suo tour, Painted by Numbers, un lavoro fusion; ho partecipato, dal vivo e in studio, ad alcuni progetti di musica autografa, tra i quali Giles Foster, Davide Chelli, Aurora Lunare, Elisa Arcamone; attualmente seguo in tour, con il Trio Sociale, Luca Faggella per la presentazione del suo album Discografia: antologia di canzoni 1998-2015 pubblicato da Goodfellas. L’amore per la chitarra mi ha sempre ‘divisa’ tra acustica ed elettrica, e non è un caso che due dei progetti ai quali tengo maggiormente mi vedono impegnata proprio in questa duplice veste: le Honky Tonk Girlz, duo acustico costituito da Serena Suffredini al canto e me con chitarra, loop ed effetti; e le Missteryke, rock band nella quale sono chitarrista elettrica e autrice-compositrice. La musica mi interessa da tutti i punti di vista, come strumentista, insegnante, autrice, compositrice, ma anche come imprenditrice; sono proprietaria, insieme ad alcuni colleghi, di Percorsi Musicali, un centro polifunzionale musicale a Livorno che mi rende molto orgogliosa, perché al suo interno si trova tutto ciò di cui un musicista ha bisogno, dall’inizio della sua preparazione alla sua realizzazione professionale: accademia musicale, sale prova insonorizzate Boxy, studio di registrazione, area live, produzione, video-foto-grafica ecc.
Molto interessante il progetto delle Honky Tonk Girlz con Serena Suffredini, ce ne vuoi parlare?
Molto volentieri! È un progetto in cui la sensazione acustica ha il centro dell’attenzione: la chitarra, la voce, alcune piccole percussioni, loop dal vivo, stomping bass, tutto quello che può essere al servizio della canzone, renderla per la sua essenza e lentamente arricchirne i particolari, noi lo usiamo. Serena Suffredini, la cantante, ha una voce stupenda – sono di parte, lo so – ed è la principale fonte di ispirazione per gli arrangiamenti sulla chitarra e in generale per il brano. Facciamo principalmente cover ma di tanto in tanto, nel nostro viaggio iniziato nel 2011, ci siamo divertite a scrivere qualche brano originale, sempre per la dimensione del duo. Oltre a fare tanti live, ci piace essere presenti sul web con video che raccontano i nostri ultimi lavori.
L’accostamento immediato che viene da fare, e non penso ti dispaccia, è con le australiane Hussie Hicks. Anche se poi, a ben sentire, l’approccio che avete con gli arrangiamenti dei brani è abbastanza diverso. Tu come lavori in questa fase di studio dei brani?
Beh, più che dispiaciuta sono molto onorata: sono due supermusiciste e hanno due voci fantastiche. Poi ovviamente sono due donne e ‘indossano’ Maton, per cui… abbiamo qualcosa in comune anche oltre il fatto del duo acustico! Per quanto riguarda l’arrangiamento, mi concentro molto sull’individuazione delle parti armoniche e ritmiche principali, non per forza chitarristiche, e poi cerco di riprodurle in maniera semplice sul mio strumento. Nell’ascolto di quello che succede alla prima stesura delle parti, decido se inserire qualche loop, o magari un bel delay, o ancora una percussione on body o al piede. Alcune volte riesco a mischiare alcune parti tra loro grazie alla magia della chitarra acustica, che è un mondo di colori e possibilità. La voce di Serena mi aiuta a capire da che parte dovrebbe andare. I brani ‘estremi’ sono i più divertenti da spogliare delle loro caratteristiche, ballad o pezzi veloci, perché talvolta riescono veramente a stupirmi. Siamo un duo molto dinamico, ci piace che il nostro show guidi le persone attraverso tante emozioni: è quello che proviamo noi stesse.
Mi è piaciuto particolarmente il video di “Metrò”: lavoro assolutamente professionale e molto bello il pezzo. Come lavorate sulle composizioni originali? Chi scrive e chi arrangia?
Le composizioni originali nascono da un’ispirazione che posso aver avuto io, come Serena. In questo caso il testo è stato scritto interamente da lei, io ho partecipato e trasformato un’idea che era nata per band, adattandola alla nostra struttura. Se mi trovo di fronte a un testo, cerco di ascoltare la metrica delle parole: di solito ti indicano subito la musicalità e l’andamento melodico. Visto che, praticamente sempre, scrivo per poi far cantare altri o altre, è importante che nel decidere la tonalità si pensi da subito a chi dovrà interpretarla e a quali colori tonali renderanno meglio con quella voce. Non sempre riesce, ma quando la canzone funziona subito, anche per la tonalità, è una vittoria assoluta! Il video è merito di Matteo Tortora, regista e video maker fiorentino che ha avuto la pazienza e l’intuito di guidarci in questa direzione, dove il tempo corre insieme alla metropolitana, ai ricordi e alla sofferenza, e noi invece rimaniamo ferme di fronte agli eventi.
Ho visto che parallelamente stai portando avanti un progetto più ‘elettrico’, con qualche novità in arrivo. Di cosa si tratta?
Il progetto è legato alla mia band rock Missteryke, dove si suonano quasi esclusivamente brani originali composti e scritti interamente da noi. Abbiamo pubblicato il nostro secondo album Effettivamente a dicembre 2015, prodotto a tante mani: quelle dei raiser che ci hanno fatto conquistare interamente la campagna di crowdfunding su Musicraiser! Poi abbiamo tanti live in ballo, un bel videoclip diretto e girato da Ambra Lunardi, grande video maker livornese, e saremo impegnate anche in alcuni progetti di musica in salotto; inoltre, a fine marzo, avremo la grande occasione di incontrare Nada e di aprire un suo concerto. Siamo molto orgogliose del nostro nuovo album, che racchiude dieci storie in italiano di vita cantata, e alcune volte gridata, di occhi che abbiamo incontrato o semplicemente guardato. Le mie colleghe sono Monia Mosti al canto, Simona Tarantino alla batteria e Stefania Brugnoni al basso.
Hai altri progetti in ballo?
Produco insieme a Percorsi Musicali e all’autore Alessio Santacroce un format televisivo-musicale dal titolo Bending DEMOcrazia musicale, che è uscito sul digitale e in streaming per Mondo Channel-Livorno TV, e ha dato spazio a ben sessanta gruppi nella sua prima edizione in dodici puntate. E poi tante novità, ma in costruzione…
Qualche cenno sulla strumentazione che stai usando in questo periodo?
A breve imbraccerò le mie nuove chitarre marchiate Eko, con cui ho iniziato da pochi mesi una collaborazione come endorser: quindi aspetto una ‘Oliviero Pigini’ acustica, che monterà un sistema di preamplificazione Heart Sound; mentre per l’elettrica stiamo ancora facendo una selezione sui modelli della serie Elements Standard. Per il mio set acustico utilizzo un amplificatore AER Compact 60, con delay Boss DD-7, TC Electronic Ditto X2 Looper, riverbero e stomping bass. Nella versione elettrica utilizzo per l’amplificazione una testata da 33 watt, con loop effetti e due canali, e una cassa a due coni Celestion da 12 pollici, costruite interamente da Luigi Ridolfi di Steam Amplification su ispirazione Dumble. Inoltre ho una pedaliera dedicata, con effetti di vari marchi: delay Line 6, Fulltone Full-Drive 2, chorus MXR, tremolo, altri overdrive e quanto serve in base alla formazione… Le chitarre che attualmente sono in giro con me sono: le acustiche Maton EBG808 TE e Cole Clark Fat Lady 2; e le elettriche Blade Texas Vintage e Godin Redline 3 con manico in acero.
Mario Giovannini