Accade anche (soprattutto) nell’era di internet che si possa non essere al corrente di qualcosa: un nuovo album, un nuovo libro, una serata musicale. Basta che dall’ufficio stampa o dall’artista non arrivino comunicazioni in merito (succede, succede) o che un ‘giovane’ free lance passi un intero anno all’estero praticamente senza internet (succede, succede) ed ecco che la frittata è fatta. Qui però – visto che siamo una rivista di nicchia che parla anche e soprattutto di un genere di nicchia e di artisti validi e spesso non troppo conosciuti – possiamo permetterci di parlare dell’uscita di un disco anche qualche tempo dopo: gli artisti stessi (quelli indie di qualsiasi tipo e specie) sanno e capiscono come funziona, e per fortuna non se la prendono se non si parla immediatamente di loro; tanto più che – proprio per gli indie di qualsiasi tipo e specie – la cosa importante è il passaparola, il cult following, mantenere viva l’attenzione.
Questa volta tocca a Francesco Forni e Ilaria Graziano, bel duo di cui avevamo già parlato, con il seguito che hanno dato a From Bedlam to Lenane. Il loro neo ‘folk-blues-ecc.’ acustico va avanti spedito per la propria strada: “Filibusteria”, “Come” col suo stomp vivace, “Io sono”, “Is This the Time”, “Giardini di rose”, l’old-time style “Il giro dell’oca”, “Red & Blues”, “Chiudi gli occhi” dimostrano come sia possibile trovare un equilibrio tra ispirazione esterna e istanze espressive proprie (e nella propria lingua) in maniera non scontata. Ottimo come sempre il lavoro di Forni alla chitarra e non solo: la scelta di ampliare il parco corde regalando spazio importante al banjo (che con violino e organetto impreziosisce al meglio “Chiudi gli occhi” in chiusura) aggiunge novità al loro discorso e regala al disco un altro punto di forza.
Sergio Staffieri
Chitarra Acustica, 01/2015, p.21
