La sede di Chitarra Acustica e di Fingerpicking.net, forse lo avrete notato, non è più a Granarolo dell’Emilia in provincia di Bologna. Da questo numero è in una nuova località: San Teodoro in provincia di Sassari. Dopo esattamente ventun anni dall’ultima migrazione, che aveva avuto come origine la Sicilia, ecco un nuovo viaggio che ci riporta su un’isola, la Sardegna.
Mare chiama mare. Sempre!
Forse è più facile iniziare a scrivere quando non si hanno idee, piuttosto che affrontare il foglio con un’idea ben precisa: sopraffatti dall’attenzione rivolta a come esprimerla al meglio, si perde la fantasia dell’invenzione, cercando solo il corpo e la forma di un pensiero già definito.
Questo numero di marzo per tutti sarà un numero come tanti altri; anzi è certamente così. Solo per me rappresenterà una svolta importante: una scelta coraggiosa a detta di alcuni, indispensabile per altri. Necessaria per me.
Le vicende di quest’ultimo anno hanno prodotto alcune riflessioni profonde: sulla soddisfazione del lavoro, sulla modalità con cui spesso lo affrontiamo e su ciò che ci aspettiamo.
Ricordo una famosa gag di Enrico Brignano, in cui raccontava che la madre stava sempre a pulire casa e lasciava il ‘salotto buono’ chiuso, pronto per ogni evenienza, nel timore che potesse arrivare qualcuno all’improvviso. Era necessario farsi trovare con tutto in ordine…
Ecco come percepisco oggi la vita di un musicista: un’attesa costante per non perdere l’occasione, per non farsi sfuggire il momento. Quest’attesa, spesso, si rivela inutile e infruttuosa.
Certe volte, la scelta del luogo in cui vivere è determinata dalla convenienza, o dall’opportunità di potersi muovere con più facilità e rapidità, per poter essere ovunque, sempre e comunque. Probabilmente è una scelta giusta, ma merita delle riflessioni sulla sua necessità. Ci sono lavori che impongono la vicinanza alla sede, altri che lasciano liberi di valutare elementi diversi: come il paesaggio, la natura, il tempo libero, lo sguardo all’orizzonte…
Le abitudini e la ricerca di quella civiltà che promette sempre più benefit, come per esempio una connessione superveloce a Internet o una consegna da parte di Amazon in giornata, diventano spesso prioritarie rispetto alla qualità della vita. Come se qualità volesse dire accedere ai servizi nel modo più rapido possibile. In questo modo la misura della bellezza di un posto finisce per passare attraverso parametri sconsiderati: hai il 5G? A quanto va la fibra? In quanto tempo Glovo o Just Eat fanno le consegne? Se uno solo di questi servizi manca o è carente, ecco che ci sentiamo smarriti e il luogo viene considerato non più idoneo.
Alcune cose sono difficili da percepire, perché fanno parte di un percorso. Ci siamo arrivati piano piano, portati per mano dal progresso, che ci ha convinti dell’indispensabilità di alcune sue componenti: l’efficienza e la tempestività.
Abbiamo lasciato per strada la bellezza, perché – se hai Internet – puoi visitare in 3D qualunque museo e fare tutto ciò che desideri. Mia nipote, di appena due mesi, si addormenta con la playlist dei rumori della natura su Spotify; vive a Milano e il nuovo sistema di aerazione garantisce un riciclo dell’aria: basta attaccare la spina e l’elettrodomestico purifica l’aria rendendola salubre, pura e ionizzata. Con la nuova app puoi fare ginnastica e avere il tuo personal trainer. Il lockdown ci ha tolto i rapporti con gli altri, ma ci ha permesso di godere appieno dei servizi, comprendendone ancora più nel dettaglio l’indispensabilità.
Ora scusatemi se ho voglia del maestrale, di quella brezza di mare che arrugginisce le corde delle mie chitarre, costringendomi a cambiarle spesso. Mi piace aspettare che il pescatore torni dalla sua nottata di pesca per chiedergli cosa ha preso, in modo da poter decidere il menu della serata. Scusate se ho voglia di farmi una passeggiata quando la connessione da 4G devia su 3G, rendendo traballante ogni comunicazione. Se il tempo non permette di uscire, allora cerco di mettere a posto le idee sistemando sullo scaffale i vinili in ordine alfabetico; ma tutto, come sempre, rimane disordinato, perché mi soffermo ad ascoltare più che a sistemare. Scusate se ho voglia di scrivere guardando dalla finestra i fumi delle sterpaglie bruciate, che si levano alti nel cielo indicando la direzione del vento. Scusate se ho voglia del profumo dell’elicriso che sa di liquirizia, sedendomi sui gradini a contemplare il mare, perso nel tempo e nel vuoto del silenzio; che non è mai così vuoto o così silenzioso. Anzi ti regala un senso di pienezza, che completa la giornata e ti fa sentire felice di averla vissuta, con una ruga in più e un pensiero in meno.
Venerdì ho fatto un ordine su Amazon, avevo bisogno di alcune cose e non avevo voglia di andare in giro a comprarle; mi hanno promesso una consegna per mercoledì: ho perso due giorni rispetto a Bologna, dove forse avrebbero consegnato anche di sabato. Così, triste e abbattuto (si fa per dire…), ho dovuto rispolverare il piacere dell’attesa; che non fa male, anzi è quasi piacevole. Ma che ci volete fare, ormai son diventato nonno e quindi, di conseguenza, anziano. Quale nipote ricorda un nonno giovane?
Ora devo andare, i pomodori camoni tagliati nel piatto trasmettono il loro profumo e mi avvertono che è arrivato il tempo di una pausa. Volevo semplicemente condividere con voi questo momento, ricordando che un passo indietro certe volte può essere più importante di un passo avanti. D’altra parte, la direzione dipende da quale parte si sta guardando.
«La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso.» (Fabrizio De André)
Buon fingerpicking!
Reno Brandoni