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Mi sveglio presto

(Stefano Nosei) –

Mi sveglio presto, direi molto presto. Ed è una recente novità. Fino a poco tempo fa ero il classico pelandrone, orari notturni esagerati e permanenza sul lattice fino a che colazione e pranzo quasi si sovrapponevano, diventando un tutt’uno. Forse il brunch l’ha inventato una persona del luccicante mondo dello spettacolo.

Ora mi sveglio presto la mattina, di fare spettacoli non se ne parlerà per mesi. Sarà che mi avvicino lentamente, ma inesorabilmente, alla fascia di età che in questo periodo di quarantena viene giustamente considerata a rischio, e comunque mi sveglio prima del solito, e senza neanche pensarci, appena dopo la doverosa minzione e molto prima della consueta colazione, la prima cosa che faccio è imbracciare la chitarra.

Quella che suona bene anche non elettrificata, perché fabbricata con un legno che mi dicono venga dal brasile o forse perché è nata magica. Ce l’ho dal ‘93 ed è una Taylor 714 a tiratura limitata.

Forse la suono volentieri perché è una delle poche chitarre che ho comprato coi miei soldi, e questo da buon ligure ha il suo peso.

Ho avuto la fortuna, frequentando assiduamente i salotti televisivi negli anni novanta, di essere contattato da distributori di chitarre, che me le avrebbero regalate volentieri se le avessi suonate in TV. Nonostante non fossi un chitarrista professionista e le suonassi per accompagnare rime spiritose.

Così mi omaggiarono di una Guild d50 e qualche mese dopo, di una Taylor 812c. Nel ricevere quest’ultimo omaggio, mi ritrovai in un magazzino pieno di Taylor. Avevo già in tasca già la mia bella spalla mancante con un sistema di amplificazione come non ne fanno più, ma incuriosito imbracciai la 714 di palissandro brasileiro e non potei fare a meno di comprarla.

Chiederne due in regalo mi pareva brutto nonostante la mia liguritudine. Trattai comunque sul prezzo, nonostante fosse già molto favorevole.

Oggi faccio meno rime e suono di più, forse meglio! Grazie anche all’incontro e ai progetti con chitarristi di rara sensibilità come Andrea Maddalone e Reno Brandoni .

E la mattina appena sveglio prendo la chitarra, andando a ricercare i suoni della mia adolescenza, dall’imperituro James Taylor, Dio ce lo conservi, che nonostante una voce ora più flebile, ha da poco sfornato un disco di vecchi standard americani con arrangiamenti e suoni pazzeschi. Ora io al mattino mi suono e mi canto Moon River nella sua versione, e vivo meglio.

No scusate, non è che sono diventato così bravo, ma copio bene ed essendo un orecchiante, cioè non ci capisco una mazza di spartiti e di tablature, copio e ringrazio il signor youtube di esistere.

E così, dopo anni di oblio, ho capito cosa sono le accordature aperte. Lo so, sono un asinello rispetto a tutti voi che scrivete e leggete questa rivista.

Ma me ne frego e suono gli accordi giusti e gli arpeggi corretti per cantare “Guinnevere e Laughing” di David Crosby o “A case of you” di Joni Mitchell, contemporaneamente scopro un’ accordatura aperta quasi demenziale(BDDDDD) per suonare “Iris” dei Goo goo dolls.

Poi torno sempre a JT e trovando sul tubo altri chitarristi cantanti innamorati del “Nostro”, mi imbatto in Andrea Luciani che non conoscevo e mi soffermo su una sua versione di Music” dall’album In the pocket.

Ora la mattina presto la canto e la suono con la mia Taylor 714. Sarà una coincidenza l’omonimia? Così il peso di questi giorni di forzata solitudine è più lieve.

Buone chitarre a tutti

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