Autoproduzione e tecnologie di sopravvivenza
(di Francesco Manfredi) – Cari chitarristi in trincea, che notizie ci sono dal vostro fronte? State vincendo la vostra battaglia contro l’ISIS della banalità musicale e dell’indifferenza globale all’arte? Ma, soprattutto, state creando nuove melodie o vi siete arenati nelle sabbie bituminose dei social network e delle serie TV?
Lo ammetto, anch’io perdo ore preziose su YouTube e Netflix, ma l’ispirazione non si sa mai da dove può arrivare. Per esempio ieri, mentre guardavo un tutorial di armonia, ho scoperto una app didattica di pianoforte che mi ha dato lo stimolo per rimettermi a studiare le basi, le triadi e compania bella. Si chiama 60 Top Hat Piano Grooves della mDecks, che ha creato anche un ottimo sistema per studiare l’armonia funzionale in modo visivo: il software si chiama Mapping Tonal Harmony ed è disponibile per i principali sistemi operativi.
Ma veniamo al pianoforte, ecco perché è importante studiarlo per ogni musicista.

1. Il pianoforte è una mappa armonica
L’armonia occidentale è stata sviluppata soprattutto su strumenti a tastiera come organo, clavicembalo e pianoforte, e il motivo è semplice: hanno un’estensione enorme e – a differenza degli strumenti armonici a corda pizzicata come la chitarra – le note hanno una posizione univoca, quindi è più semplice visualizzare accordi e movimento delle voci. Praticamente è come avere uno spartito con altezze precise, senza la complessità ritmica della notazione musicale. Anche un musicista che non ha mai imparato a leggere la musica può sviluppare visivamente – e ovviamente con l’ausilio delle orecchie – una conoscenza armonica a volte superiore a quella impartita nei conservatori. Basti pensare a molti jazzisti che hanno fatto la storia.
2. Il pianoforte è uno strumento autosufficiente
È vero, anche la chitarra, il vibrafono e altri strumenti possono creare accompagnamenti, ritmi e melodie contemporaneamente, ma il repertorio e i dischi per piano solo sono di gran lunga superiori, almeno per quantità e importanza storica, a quelli degli altri strumenti. Basti pensare a Frédéric Chopin e Keith Jarrett, tanto per fare due nomi. E volendo estendere il discorso all’organo e al clavicembalo, abbiamo anche Bach e Mozart pronti a ispirarci per anni e anni di studio sui tasti bianchi e neri delle nostre tastiere.
3. Il pianoforte è ideale per arrangiare e produrre musica al computer
È vero, esistono i pickup esafonici e i convertitori MIDI per chitarra, ma volete mettere la praticità di avere una tastiera a cinque ottave collegata al vostro computer e una a due ottave sempre nel vostro zaino, insieme a un iPad per creare ovunque vi troviate arrangiamenti completi? Il pianoforte MIDI si presta ad essere usato anche come strumento ritmico per creare parti di batteria complesse e, se ci pensate bene, lo stesso pianoforte acustico può essere considerato uno strumento a percussione, visto l’impatto istantaneo dei martelletti sulla cordiera. Dalla batteria poi passiamo con un click al basso, ai pad, ai synth e agli archi, e addirittura alle chitarre campionate ormai in modo così realistico che anche lo strumming è indistinguibile dal vero. Chi lavora con Kontact e altri campionatori sa di cosa parlo: anche nel contesto di un arrangiamento pop professionale, a volte è ormai superfluo chiamare il chitarrista e il batterista in carne ed ossa.
Insomma pianoforte o tastiera che sia, dopo aver faticato per imparare un minimo di scale, triadi e rivolti in tutte le tonalità, il cammino verso il repertorio classico, jazz ed elettronico e verso le nostre produzioni originali diventa una scoperta emozionante, che spesso ruberà spazio e tempo alla nostra amata chitarra acustica, ma ci darà in cambio conoscenza e versatilità.
Francesco Manfredi
E voi che strumenti usate oltre alla chitarra? Siete d’accordo con me nello sperimentare, o vi bastano le sei corde della chitarra? Fatemi sapere nei commenti oppure su questi link:
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