Terre Sommerse
Stefano Frollano è innanzitutto un grande appassionato di West Coast, uno che ad un certo punto della sua vita prende armi e bagagli e si trasferisce in California, dove si fa apprezzare per le sue doti di valente musicista e produce il suo primo disco. Non è da tutti mettersi in gioco in questa maniera, puntare su sé stessi e sulle proprie qualità, che evidentemente sono state premiate da collaborazioni di ottimo spessore. Stefano è inoltre uno che di musica ne sa: ha scritto due libri (uno su Crosby, Stills & Nash e un altro su Neil Young) e ha collaborato con diverse riviste.
Il disco non è recentissimo e questo succede, penso, perché in una rivista di chitarra si tende istintivamente a prendere in considerazione artisti e dischi ‘specifici’… niente di più sbagliato, specie per quanto riguarda me stesso, che amo le cose ‘arrangiate’. Beh, questo è veramente ben arrangiato ed è concepito in maniera molto aperta, non rappresenta un riferimento totale a quell’area musicale che così tanto ha marchiato le nostre vite di ultracinquantenni, con richiami sì a CSN&Y e compagnia, ma ad una West Coast meno ‘country’, forse meno immediata ma più sofisticata. Mi ricorda molto lo stile di un gruppo britpop che si chiamava The Bible e che, negli anni ’80, ho ascoltato molto. Le atmosfere sono molto soffuse e intime, i suoni molto calibrati. Le mie preferenze vanno alla rocchettara “(She Won’t) Fly Away”, alla sofisticata “Chagall’s Song” e alla ballad “Memory of Your Love”, dove incanta un bel duetto fra tromba e basso, e dove la tromba stessa esegue un finale memorabile. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, è molto strano trovare musica americana fatta da italiani talvolta meglio degli americani stessi! Vai Stefano, vogliamo ancora bella musica da te e dai tuoi bravi collaboratori!
Alberto Grollo